I medici: «Una situazione caotica»

Simioni (Bsk): «A Medicina c’è disagio». Gli indagati sono coperti da assicurazione


di Massimiliano Bona


BOLZANO. L’inchiesta aperta dalla Procura per la morte della paziente indiana di 62 anni, per la quale ci sono 17 fra medici e operatori sanitari indagati, ha suscitato reazioni immediate anche tra i sindacati di categoria. La prima considerazione è che quasi tutti i dipendenti della Asl coinvolti sembrano essere coperti, qualora dovesse essere accertato un errore, da una polizza assicurativa. Nel caso degli infermieri del Nursing-Up, ad esempio, con la sola iscrizione al sindacato è prevista la copertura fino a 5 milioni di euro a sinistro persino in caso di colpa grave. Per altri sindacati, invece, per essere coperti integralmente in caso di colpa bisogna versare una quota extra. L’inchiesta a carico di medici e infermieri è stata anche l’occasione per fare il punto sulle criticità dell’ospedale del capoluogo, che interessano soprattutto pronto soccorso e medicina, i due reparti interessati dalle indagini.

«Tra i diciassette indagati - spiega Ivano Simioni, referente del Bsk, il sindacato più rappresentativo dei medici - ci sono anche quattro nostri iscritti. Abbiamo già attivato per loro la procedura che garantisce la tutela legale. Alla seduta, già convocata per marzo, con il direttore generale dell’Asl Fabi, apriremo nuovamente un discorso sulle condizioni di lavoro al San Maurizio e questo a prescindere dall’episodio al centro dell’inchiesta».

Simioni, che nella vita fa lo psichiatra all’ospedale di Brunico, sottolinea infatti come la situazione «a medicina e al pronto soccorso sia quantomeno caotica. Medicina, in particolare, assomiglia ad una stazione. Arrivano pazienti con problemi dermatologici, neurologici, ma anche alcolisti o persone reduci da infarto. Ci sono colleghi che, non di rado, sono costretti a lavorare in affanno. Questo, ovviamente, è il tema generale, che andrà affrontato e risolto in modo serio nell’ambito della riforma».

Poi, sul caso concreto, Simioni sottolinea come non sia il caso di parlare di malasanità: «Il rischio, a caldo, è quello di generalizzare. La Procura dovrà accertare, invece, se c’è stato un errore umano ma non credo si possa prefigurare un problema strutturale».

I quattro medici del Bsk coinvolti dell’inchiesta, in ogni caso, si sentono abbastanza tranqulli. «Mi hanno riferito di aver seguito il protocollo alla lettera. Starei attento, invece, almeno in questa fase a legare l’inchiesta alla querelle sulla privacy».

Massimo Ribetto, coordinatore del Nursing-up, si sofferma innanzitutto sulle coperture assicurative. Anche perché nell’inchiesta sono coinvolti, oltre a parecchi medici, anche infermieri e tecnici di laboratorio.

«Il nostro è l’unico sindacato a garantire, con la sola iscrizione, la copertura fino a 5 milioni di euro anche in caso di colpa grave. Il tutto è legato alla corresponsione dello 0,8% dello stipendio. Altri garantiscono solo l’assistenza legale e chiedono una quota extra per la copertura assicurativa». Si tratta, per inciso, della cosiddetta “responsabilità professionale contro terzi”, che può comprendere o meno la colpa grave. Se non la comprende, in caso di accertata negligenza o imperizia del medico, dell’infermiere o del tecnico di laboratorio, l’ospedale si rivale poi sul dipendente dell’Asl. «Tutti i dipendenti dell’Azienda sanitaria - spiega il coordinatore del Nursing-Up - sono coperti anche da un’assicurazione sulla responsabilità verso terzi, che non comprende appunto i casi di negligenza o imperizia». Per quanto riguarda la situazione generale al San Maurizio lo stesso Ribetto condivide, nella sostanza, le preoccupazioni del collega del «Bsk». «Nel reparto di medicina le difficoltà sono croniche e legate, probabilmente, anche all’organizzazione del reparto stesso. Se il personale lavora sotto stress i rischi di commettere errori sono ovviamente più elevati. Le code che periodicamente si registrano al pronto soccorso potrebbero far ipotizzare una organizzazione non sempre ottimale, ma questo non succede solo a Bolzano. Sul caso concreto, che ha portato alla morte di una paziente, preferisco non sbilanciarmi. Mi aspetto che la Procura faccia chiarezza sul presunto scambio di provette e sulla correlazione tra quest’ultimo e il decesso della paziente».

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