I padri separati: «Non siamo bancomat»

Protesta ieri a Ponte Talvera: «L’affido condiviso resta sulla carta. Colpa dei giudici che hanno in testa i papà di 50 anni fa»


di Valeria Frangipane


BOLZANO. Gli amori finiscono tra silenzi e incomprensioni o perchè non c’è più nulla da dire. I figli invece sono per sempre. E i padri? Lontani anni luce da quelli del dopo-referendum che nel 1974 portò il divorzio nel Belpaese oggi, quasi sempre consapevoli e maturi, non vogliono più essere trattati come bancomat. Ma sono passati 40 anni di storia italiana e di costume, 40 anni di vita che hanno ribaltato abitudini e schemi. Cambiati i tempi, gli stessi uomini non stanno più nell’ombra, chiedono visibilità, più diritti «vogliamo essere trattati al pari delle madri dei nostri figli» e comprensione da parte dei giudici «la discriminazione nei nostri confronti da parte della giustizia deve finire perchè vogliamo aiutare i nostri i figli a crescere al meglio, non serviamo solo a sganciar soldi!».

Lo hanno ripetuto una volta di più ieri a Ponte Talvera - Giovanni Paolucci e Oskar Laimer - presidenti delle due associazioni “Figli per sempre” e “Väter Aktiv” - che hanno distribuito volantini, sensibilizzato i passanti e spiegato le loro ragioni: «Eccoci qui, italiani e tedeschi uniti a combattere trasversalmente la stessa battaglia perchè i padri abbiano gli stessi diritti delle madri e l’affido sia effettivamente condiviso». C’è dell’altro? «Sì. Vogliamo richiamare l'attenzione della gente sulla pratica troppo spesso avallata dai tribunali - di "deportazione filiale", ossia di trasferimento di un genitore con i figli in un luogo lontano dalla residenza abituale della famiglia prima della separazione». Insomma un’affido condiviso che fa acqua e che sembra un campo minato. Non a caso - infatti - anche se l’89% delle sentenze di separazione stabilisce che il minore è affidato a entrambi i genitori, l’affido condiviso in Italia non supera il 5% dei casi.

Alla fin fine - infatti - la difficoltà di gestire un figlio in comune dopo la separazione ed il groviglio di disposizioni fanno sì, nel passaggio dai tribunali alla realtà, che l’affido condiviso diventi ingestibile anche per i genitori più volenterosi.

«La questione purtroppo è proprio questa e così succede di leggere “condiviso” sulla carta mentre poi al padre tocca un finesettimana ogni due ed il mercoledì pomeriggio».

E perchè accade?

«Perchè è cambiata la giurisprudenza ma non le consuetudini e la mentalità di certi giudici che pensano ai loro padri, quelli di 40 o 50 anni fa».

E com’erano i padri di una volta? «Più o meno tutti uguali. Andavano a lavorare con la moglie che se ne stava a casa e quando rientravano calava il silenzio ... cena, bacino della buonanotte ai figli e via. Oggi la faccenda si è ribaltata. I nostri padri non ci hanno mai cambiato il pannolino, non facevano la spesa, non preparavano da mangiare. Tutte cose che noi sappiamo fare benissimo. E’ ora che i giudici se ne rendano conto. Non è possibile che le madri siano sempre avvantaggiate e noi sempre con i giorni contati ma prontissimi a sborsare sostanziosi assegni». Assegni che a Bolzano non scendono quasi mai sotto i 250 euro al mese ed arrivano, nella media, a toccare i 5-600 euro a figlio. Paolucci e Laimer spiegano che in regime di affido condiviso, resistono spesso ingiustificate differenze nei tempi di permanenza dei figli presso i genitori. «I bambini dormono in media solo 6 notti al mese con il padre, che di fatto diventa un genitore di serie b. Questi tempi si riducono se i figli hanno meno di tre anni. Spesso si rivolgono alla nostra associazione padri che, pur avendo dato la loro disponibilità a un maggior coinvolgimento emotivo ed educativo, si vedono negare dai giudici questo diritto. Appoggiamo pienamente le istanze di chi oggi chiede una parità di retribuzione tra uomini e donne per lavori di pari responsabilità e impegno, ma chiediamo anche una distribuzione più equa dei diritti e dei doveri dei genitori separati nell’interesse di tutti, in primis dei figli, che hanno sempre bisogno dell’apporto educativo di due genitori, ma anche delle donne che così avrebbero maggiori chance nel mondo del lavoro».

L’esercito dei padri separati intanto cresce. Nel 2012, in base ai dati dell’Istituto provinciale di statistica Astat, l’Alto Adige ha registrato 637 separazioni e 508 divorzi, pari a 12 separazioni e 10 divorzi ogni 10.000 abitanti. Insomma circa tre matrimoni su dieci prima o poi falliscono. Le coppie separate sono state sposate mediamente per 16 anni.

Spesso capita che si aspetti la maggior età dei figli e poi si volti pagina. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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