Il caso

I test Covid erano irregolari, ma loro non lo sapevano 

La Procura ha chiesto l’archiviazione per i denunciati dopo l’operazione dei carabinieri allo “Star Salon”. Secondo il pm non c’è dolo da parte degli indagati che eseguivano i tamponi nella convinzione che il materiale usato rispettasse le norme Ue



BOLZANO. L’operazione condotta in centro città dai carabinieri di Bolzano e del Nas di Trento, a novembre dello scorso anno, aveva fatto parecchio scalpore: nel centro estetico “Star Salon” proprio all’interno di “Palais Campofranco”, i militari dell’Arma avevano sequestrato 906 tamponi irregolari e denunciato tre persone. Durante i controlli era emerso che i tamponi per la rilevazione del SARS-CoV-2 erano di un tipo non compreso tra quelli riconosciuti dalla Commissione Europea per il rilascio dei “green-pass”.

Ora, dopo mesi di approfondimenti, la Procura di Bolzano ha chiesto al giudice per le indagini preliminare di archiviare il procedimento che vede i tre denunciati accusati del reato di falso in atto pubblico continuato in concorso. Secondo il pm che in questi mesi ha seguito le indagini preliminari non ci sarebbe la prova del dolo degli indagati, visto che i tamponi utilizzati per i test erano stati forniti da un produttore regolare.

Nei guai era finito Walter Pisetta, 67 anni, contitolare dello “Star Salon” e personaggio molto noto in città sia per la sua professione di commercialista sia per l’impegno politico che negli anni dal 1999, fino a dopo il 2005, lo aveva visto sedere nel consiglio comunale guidato dal sindaco Ruggero Galler. Insieme a Pisetta, erano stati denunciati Alessandro Casciaro, infermiere quarantasettenne originario di Lecce e un bolzanino di 44 anni. A lui, sempre secondo gli inquirenti, era stato affidato il compito di inserire i risultati dell’esame nel sistema informatico dell’Azienda sanitari dell’Alto Adige. Compito che, secondo i carabinieri, svolgeva accendendo al portale con i dati personali dell’infermiere.

La prima parte della vicenda, quindi, si chiuderà con tutta probabilità con l’archiviazione.

La seconda parte, invece, che proprio in quei controlli e in quelle denunce trova la sua origine. Un paio di settimane dopo l’operazione dell’Arma, infatti, Casciaro aveva accoltellato e ferito gravemente Pisetta, “reo”, secondo il suo feritore, di non avergli pagato una fattura di 2300 euro per l’attività svolta nel centro tamponi. Agli atti sono state acquisite le immagini di due telecamere di sicurezza in cui si vede Casciaro attendere per circa un’ora, seduto su un cassonetto delle immondizie, il rientro a casa di Pisetta, a Laives. In tasca due coltelli e un bisturi.

Non appena il commercialista era arrivato in auto ed era subito scattata l’aggressione. Non vi sarebbe stato alcun litigio. Mentre Pisetta infilava la chiave nella serratura del portone, è stato aggredito e gettato a terra. Per circa tre minuti i due avrebbero lottato a terra, con Casciaro a cavalcioni sulla vittima con l’intento di infliggere più coltellate possibili. Una scena agghiacciante. Poi Pisetta era riuscito a divincolarsi e correre, completamente insanguinato, verso la caserma Guella, chiedendo aiuto.

A conclusione delle indagini, qualche settimana fa, la Procura di Bolzano ha chiesto di procedere con giudizio immediato - opportunità prevista quando i fatti sono chiari e completamente ricostruiti - e la prima udienza è stata fissata al 31 ottobre prossimo. La difesa, sostenuta dall’avvocato Nicola Nettis, ha subito presentato un’istanza di rito abbreviato.













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