I vigili del fuoco: affranti per Paolo 

La morte di Pitscheider. I compagni del Corpo permanente si stringono alla famiglia dell’amico e collega travolto e ucciso da una valanga L’abnegazione, la prontezza d’animo e di riflessi, le doti di artigiano: «Era con noi da quasi trent’anni. Era un esempio, mancherà a tutti noi»


Sara Martinello


Bolzano. Una persona attenta, mai invadente, coraggiosa, altruista. Un professionista con un senso di abnegazione tale da fargli percorrere quei settanta chilometri – o anche più se il passo Gardena era chiuso – che separavano le sue due vite così amate, quella di marito, padre, figlio e fratello e quella di vigile del fuoco. Nella caserma del corpo permanente, ieri, un nodo in gola a sentir pronunciare il nome di Paolo Pitscheider, un fiato nella frattura del cuore di chi le vite le salva.

Echeggia ovunque, dalle valli ladine all’alta Venosta, il dolore per la morte del 50enne di Pedraces travolto sabato mattina da una slavina in val Travenanzes durante un’escursione in quota con gli sci dalla Capanna Alpina insieme a due amici. Dal Viminale, dove ha sede la Direzione centrale emergenza dei vigili del fuoco, la capodipartimento Laura Lega e il capo del corpo nazionale Fabio Dattilo partecipano al dolore con un tweet di cordoglio alla famiglia. La moglie Esther Moling, i loro tre bambini ancora in tenera età. Paolo Pitscheider stava iniziando a costruire una casa più spaziosa, destreggiandosi intanto fra turni da 12 ore, da 18 quando si trattava di svolgere il servizio aeroportuale, e lunghi viaggi per raggiungere la grande caserma di Bolzano. Che sabato è piombata nel silenzio.

Quasi trent’anni di servizio, i rapporti di lavoro divenuti legami fraterni. Si è stretto nel dolore l’intero corpo permanente: «Un vigile esemplare nella sua professionalità, sempre propositivo e di aiuto. Esperto delle tecniche di soccorso speleologico, alpino e fluviale, nucleo di cui era orgogliosamente e meritevolmente membro. Paolo era un uomo di poche parole ed estremamente rispettoso». In particolare i colleghi del turno A, testimoni del senso di sacrificio e della dedizione che Pitscheider metteva in un lavoro che “solo” lavoro non è. Si tratta di un servizio al prossimo, chiunque si trovi in pericolo, chiunque chiami, a qualsiasi ora del giorno e della notte, a Natale come a Ferragosto. C’è anche la Guardia di Finanza: coi colleghi del Soccorso alpino e della sezione aerea delle Fiamme gialle infatti Pitscheider aveva svolto addestramenti congiunti. Di mestiere falegname, insieme ad altri colleghi artigiani aveva realizzato i mobili del laboratorio autorespiratori – mobili speciali, adatti alle caratteristiche di strumentazioni tecniche complesse e delicate. «Più che un luogo di lavoro, la falegnameria per lui era un laboratorio creativo», l’immagine impressa nelle menti dei colleghi.

Tanti di loro risiedono negli angoli più lontani della provincia, tutti svolgono turni diurni, notturni, nei festivi e nei feriali. Inevitabile che tra esercitazioni, interventi e lavoro di manutenzione e gestione di caserma e attrezzature nascano rapporti che vanno oltre la stima tra colleghi, più vicini al cuore. Di Pitscheider l’ispettore Hansjörg Elsler ricorda la capacità di trasmettere sicurezza e tranquillità anche negli interventi di soccorso alpino. Il caporeparto operativo Fabio Ragazzi testimonia l’ultimo intervento insieme: «Eravamo stati chiamati per un intervento tecnico ordinario in via Fiume, un allagamento per via di un tubo rotto all’interno dell’appartamento di un’anziana signora. Nei pressi del condominio, un passante ci ha chiesto se fossimo lì per l’incendio. Un incendio?! Da grande atleta qual era, Paolo è schizzato fuori dall’automobile ed è corso a verificare. L’allagamento era degenerato, nella cucina stavano divampando le fiamme. Subito è tornato all’auto, attrezzata per intervenire su un allagamento ma non su un incendio, si è caricato in spalla un estintore e l’ha passato ai colleghi che nel frattempo avevano raggiunto il cortile del condominio. Grazie alla sua prontezza siamo riusciti a guadagnare secondi preziosi e a far uscire dalla casa l’anziana proprietaria, salvandola». Un’azione che altrove sarebbe valsa un encomio o una medaglia, ma che per i vigili del fuoco è ordinaria, è la normalità. A volte la quotidianità.

Sabato nessuno ha potuto salvare Paolo Pitscheider. Erano appena passate le 10, i tre amici avevano risalito il Valon de Campestrin ed erano arrivati in cima prima al monte Cavallo e quindi al monte Casale. L’intenzione era di scendere verso valle. Quando da poco sotto la cima del Casale Pitscheider stava per affrontare la discesa e raggiungere i compagni, un cumulo di neve ventata l’ha investito, trascinandolo per circa 900 metri nel vallone a fianco. Difficoltosi e vani i soccorsi: il suo corpo è stato estratto dalla neve ormai privo di vita. Dopo il rosario di ieri sera se ne reciterà un altro oggi, alle 19.30, e poi uno domani, alle 20, nella chiesa parrocchiale di Badia. Mercoledì 13, alle 14, nella chiesa si terrà il funerale.













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