Il biologo: «I serpenti in città? Innocui»

Si moltiplicano le segnalazioni ma dal Museo di scienze naturali rassicurano: «Sono bisce, non sono velenose»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Un serpente in via Bottai, un altro in via Ortles. Ci si spaventa, e si chiamano i vigili del fuoco. «Riceviamo segnalazioni anche noi, al Museo di scienze naturali, ma fino ad ora si è trattato soltanto di foto o di resti di colubridi, ossia di bisce. Non sono velenose». A rassicurare chi eventualmente si fosse agitato, è il biologo Massimo Morpurgo, curatore degli acquari e dei terrari del Naturmuseum di via Bottai. «A Bolzano è estremamente improbabile che si tratti di vipere».

«In Alto Adige - chiarisce Morpurgo - esistono otto specie di serpenti. Tre di queste sono vipere, negli altri cinque casi si tratta di colubridi, ossia di serpenti non velenosi». Come frequenza di segnalazioni da parte dei cittadini, prosegue, «in pratica il cento per cento ci porta foto, mute - i serpenti cambiano pelle e abbandonano quella vecchia - a volte purtroppo esemplari morti». Finora «abbiamo visto solo colubri, soprattutto la biscia dal collare e il colubro di Esculapio». La foto pubblicata sul giornale di ieri? «La sola foto non basta per esserne certi, ma dovrebbe trattarsi di un colubro di Esculapio. È abbastanza comune, da noi, e può raggiungere i due metri di lunghezza. È una specie molto attiva, specie in questo periodo dell’anno».

La si può vedere comunemente - come ben sa chi ci va a passeggiare o a correre - a Sant’Osvaldo e al Guncina. «Sono serpenti assolutamente innocui, per nulla velenosi». Li si trova anche nell’Oltradige, a Caldaro. «Nel fine settimana ne ho visto un bellissimo esemplare che nuotava al lago di Monticolo».

Ma come si fa a distinguere gli esseri striscianti pericolosi dagli innocui? «I caratteri distintivi più sicuri sono innanzitutto le squame sulla testa. Chiaramente le si può vedere solo da vicino. I serpenti non velenosi portano poche squame grandi, le vipere ne hanno numerose, piccole». Il parametro della testa, «può trarre in inganno». Quindi, non state lì a guardare se è triangolare o rotonda. Più sicura è la pupilla. «I serpenti velenosi hanno la pupilla verticale, come i gatti. I colubridi ce l’hanno tonda».

Si vabbè, ma quando te le trovi davanti, un po’ che schizzano via, un po’ il timore, non vai a guardare la pupilla... Sul colore, ci si può facilmente ingannare. Sulla coda, non è così facile trarre conclusioni nemmeno per un erpetologo esperto. E allora?

«Il parametro più certo, per le specie autoctone, è questo: se superano i 90 centimetri, non sono vipere. Se si incontra un serpente di un metro e mezzo o di due metri, è un’innocua biscia».

È sempre da evitare, però, di prenderle a mani nude. «Un morso di un animale selvatico può sempre portare malattie». Però, di solito, «appena vedono l’uomo scappano via». Due delle cinque nostre specie di colubridi non velenosi vivono in acqua o in prossimità, come la biscia dal collare. Altre specie sono ancora più legate all’acqua: «Al Lago di Garda la biscia tassellata si immerge in apnea fino a dieci metri sotto il pelo dell’acqua». Altre specie sono più arboricole, come l’Esculapio: si arrampicano su arbusti e alberi. «Cacciano nidiacei, topi, lucertole». Ma insomma, e queste vipere? «Si trovano a quote più elevate, non in città». Le contromisure? «Scarpe alte; attenzione a raccogliere funghi o frutti di bosco; niente siero antivipera, si rischia lo choc anafilattico; si deve rimanere calmi, togliere braccialetti o anelli, non assumere alcol, non incidere, non succhiare». L’unica da fare è recarsi all’ospedale. Molto spesso, «il siero non serve nemmeno lì».

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