Il cugino: Alexandra, un vuoto incolmabile 

L’ex calciatore Simon Ortwein: «Pensi sempre che cose così non potranno mai capitarti, invece...»


di Monica Marabese


MERANO. È una famiglia molto unita e legata da profondo affetto, quella che in questi giorni si è trovata a dover convivere con la tragedia dell’omicidio di Alexandra Riffeser. «La sua improvvisa scomparsa ci ha lasciati con un grande vuoto dentro. Le volevamo tutti molto bene». A parlare è il giovane cugino della vittima, il venticinquenne Simon Ortwein, ex calciatore del Maia Alta. Ancora incredulo per la morte della cugina, il ragazzo non riesce a capacitarsi di ciò che è accaduto.

«Mia cugina era una ragazza solare, sempre di buon umore e soprattutto amava alla follia le sue due bambine. Lei è nata il 13 giugno del 84, mentre io sono nato il 13 giugno del 93, esattamente nove anni dopo. Mi raccontava spesso che il giorno del suo nono compleanno ha ricevuto un cuginetto come regalo e ciò l’aveva resa molto felice». Una coincidenza che Simon ricorda con dolcezza e che probabilmente ha unito ancora di più i due cugini. «Quando ero piccolo, mi ha tenuto spesso in braccio e mi ha portato a cavallo, attività che quando Alexandra era più giovane riteneva essere una delle sue più grandi passioni. Ricordo che oltre a cavalcare, le piaceva giocare a golf e come tutti noi non disdegnava bere un buon bicchiere di vino in compagnia delle amiche. Data la differenza di età, le circostanze non ci hanno permesso di vederci molto. Prima è andata all’estero per proseguire i suoi studi e quando è tornata sono partito io per andare a frequentare l’università a Vienna, ma il nostro rapporto è sempre rimasto molto buono. Si pensa sempre che queste cose succedano solo agli altri - aggiunge il cugino -, al massimo le senti in televisione o le leggi sui giornali. Poi quando succede a te, ti rendi conto che non è così ed è un vero shock».

Alexandra è stata vittima di una violenza inaudita, che l’ha colpita proprio nel luogo in cui ogni donna si dovrebbe sentire maggiormente sicura, all’interno delle mura domestiche.

Questo tema è molto caro all’assessora Martha Stocker, che ieri ne ha parlato a margine di un incontro a Merano: «Purtroppo la violenza domestica è una realtà che non possiamo ignorare. La mia impressione è che si faccia molta attenzione a ciò che succede sulle nostre strade, nei parchi e nei luoghi pubblici. Sono tutti pronti a scattare foto o fare video di ciò che succede fuori, mentre risulta molto più difficile prestare attenzione a ciò che invece accade all’interno di casa. Se ne parla meno, ma il problema non è di secondaria importanza. L’anno scorso abbiamo creato un breve video per sensibilizzare e portare alla luce il problema. Girato dal regista Mauro Manzo, è intitolato “Spezza le catene adesso” ed è visibile su youtube. La prima volta che ho potuto vederlo mi ha quasi spaventata, ma credo che per affrontare questo tema sia necessario usare immagini forti ed è molto importante che venga condiviso e diffuso il più possibile».













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