L'indagine

Il delitto di Brunico resta senza movente: «Non so perché l’ho ucciso» 

L’interrogatorio di Oskar Kozlowski, in carcere da fine luglio con l’accusa di aver ucciso Maxim Zanella. Si cercano riscontri alla sua versione dei fatti, secondo cui quella sera si sarebbe voluto organizzare un rito satanico



BOLZANO. «Perché l’ha fatto? Non lo so». Questa domanda i pubblici ministeri gliel’hanno rivolta più volte nel corso dell’interrogatorio, ma Oskar Kozlowski, 23 anni, in carcere con l’accusa di aver ucciso Maxim Zanella, avrebbe risposto sempre nella stessa maniera. Quanto comincia a trapelare dai verbali dell’interrogatorio sembra dunque confermare l’ipotesi che il delitto, avvenuto nella notte tra il 27 e il 28 luglio a Brunico, non abbia un movente. Ma neppure un qualcosa che possa averlo “scatenato”; escluso che ci sia stato anche un litigio.

Le ultime ore di Maxim

Una verità ancora più difficile da accettare per i genitori Carlo Alberto Zanella, presidente del Cai Alto Adige, e Giuliana Morigi, che non smettono di chiedersi, perché quel figlio, desiderato e amato al punto da andare fino in Russia per adottarlo, è stato ucciso.

Se davvero non c’è un movente, allora tutto appare ancora più assurdo e incomprensibile. Da oltre un mese i carabinieri sono al lavoro, per cercare di mettere assieme i tasselli delle ultime ore di vita di Maxim, 30 anni compiuti da pochi giorni. Da qualche anno si era trasferito a Brunico, dove lavorava come bagnino. Ma il legame con la famiglia, che abita a Cornaiano; con la sorella e la nipotina, era fortissimo. Tanto che Maxim e i genitori si sentivano più volte al giorno. Era stato così anche la sera del 27 luglio: l’ultima telefonata l’ha fatta al padre. Gli aveva detto che se non avesse trovato niente da guardare in televisione, sarebbe andato a dormire.

Molto probabilmente quindi la visita di Kozlowski, di origine polacca e residente a Brunico, non era attesa. Tra i due non ci sarebbe stata un’amicizia, ma - a quanto pare- una semplice conoscenza. Come hanno trascorso la serata quei due giovani tanto diversi? Qui ovviamente c’è soltanto la versione di Kozlowski che avrebbe raccontato - ricostruzione ancora in attesa di riscontri - l’intenzione di organizzare un rito satanico.

L’analisi sul sangue

Erano soli o qualcun altro avrebbe dovuto partecipare? Il 14 settembre i Ris di Parma effettueranno l’analisi del Dna sulle tracce di sangue rinvenute all’interno dell’appartamento di Maxim. Per capire esattamente a chi appartiene. Al momento ci sono quattro indagati - due ragazze e due ragazzi del posto - per favoreggiamento, in quanto avrebbero aiutato Kozlowski a liberarsi del coltello e del cellulare. Si vuole capire meglio quale ruolo abbiano avuto.

Per questo, nelle prossime ore, verrà affidato al consulente il compito di esaminare i cellulari dei quattro. È lo stesso al quale è stato assegnato l’incarico di esaminare il cellulare e il computer della vittima: oltre al computer del presunto assassino.

La coltellata fatale

Maxim è stato ucciso da un’unica coltellata che gli ha reciso la giugulare. Nella ricostruzione - spesso contraddittoria e confusa di quella tragica serata - il giovane, attualmente in carcere con un’accusa pesantissima, avrebbe ammesso di averlo colpito e poi, senza rendersi conto di quello che aveva fatto, se ne sarebbe andato, dicendo: «Chiamati l’ambulanza». Non c’è stato il tempo: la vita di Maxim è scivolata via in una manciata di minuti, o forse anche meno. Quando Kozlowski si è presentato al pronto soccorso e ha raccontato quanto successo, era ormai troppo tardi. A.M.













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