Yildirim lavorava da cinque anni in città e abitava in una casa albergo. «Era innamoratissimo»

IL DELITTO DI MAGRE'Mehmet faceva il piastrellista a Bolzano. Il fratello: un uomo gentile, non capisco



BOLZANO. Mehmet Yildirim da tre anni viveva presso la casa albergo che si trova all'interno del centro accoglienza di Bolzano. Da cinque anni si trovava in Alto Adige e lavorava come piastrellista. Mai ricevuto una denuncia. Mai avuto problemi con la giustizia.
Il più piccolo di una famiglia grande - una sorella e quattro fratelli complessivamente - e forse anche il più amato proprio per questo motivo. Suo fratello Huseyin, che vive a Bolzano con la moglie e il figlio, trattiene le lacrime. Non c'è tempo per piangere in questo momento. E poi un uomo turco non può perdere il controllo.
«Cosa dire del mio fratellino - dice - Era un uomo gentile. Io non capisco cosa sia successo. Mi sono posto questa domanda. Ma sinceramente non sono riuscito a trovare una risposta. Come fa un fratello a rispondere a una domanda simile? Non lo fa. Mehmet è morto e io non so perché».
Huseyin è stato informato della morte del suo fratellino alle 5 di mattina: «Mi hanno chiamato dicendomi di andare in caserma con una scusa. Poi, una volta arrivato lì, mi hanno comunicato che mio fratello era morto. Sono andato in ospedale per il riconoscimento. Fino all'ultimo ho pregato che non fosse lui. Mi dicevo: vedrai, lo hanno scambiato con qualcuno che gli assomiglia, con un turco o un marocchino. Invece era lui».
La famiglia Yildirim ha preparato già tutto per l'espatrio della salma di Mehmet: «Verrà seppellito in Turchia - prosegue il fratello più grande - Nel paese in cui è nato, al confine con l'Asia. Ho avuto il triste compito di informare gli altri miei fratelli. Ma ancora non abbiamo avuto il coraggio di dirlo a nostra madre. Un genitore non può seppellire il proprio figlio. Le si spezzerà il cuore».
A casa Yildirim amici e parenti si sono riuniti per stare vicini a Huseyin. Parlano tutti a bassa voce. Nessuno sa dare una spiegazione ad una fine così tragica: «Avevo visto quella ragazza due, tre volte - dice Huseyin - Dicono che stessero insieme da un anno. Ma Mehmet non l'ha quasi mai portata a casa mia. Lei veniva perseguitata? Mio fratello geloso? Da quando Mehmet ha conosciuto quella ragazza ha messo la testa a posto. Non esisteva nessun'altra donna per lui. Amava molto quella ragazza. Mi ricordo che è venuto da me dicendomi che lei era molto testarda e che faceva sempre di testa propria. Poi ha fatto una stupidaggine e lui è venuto a saperlo. L'ha lasciata. Ma è stata lei che alla fine è tornata da mio fratello dicendogli che lo amava e che dovevano tornare insieme. E lui cosa ha fatto? L'ha perdonata ed è tornato insieme a lei. Questo vi sembra il comportamento di un uomo aggressivo, geloso? Io non so cosa sia successo - prosegue - So solo che ho perso il mio fratello più piccolo. E l'ho perso senza un motivo e senza una spiegazione».
Huseyin si ferma un attimo. Deve controllare le emozioni. Questo non è il momento per piangere. Non davanti ai parenti, il figlio, la moglie, gli sconosciuti che gli stanno facendo domande. «Ricorderò per sempre l'immagine di Mehmet mentre gioca con i suoi nipotini - dice commosso - Amava i bambini e voleva costruirsi una famiglia. L'ultima volta che l'ho sentito? Un'ora prima che venisse ucciso. Mi aveva detto che aveva qualcosa da raccontarmi ma che si stava avvicinando a casa di quella ragazza e lì non c'è rete. Il giorno dopo avremmo dovuto vederci perché aveva deciso di lavorare con me come piastrellista. Non saprò mai cosa mi voleva raccontare il mio fratellino. Il destino me l'ha tolto ancora prima che gli potessi parlare e dire che gli voglio bene».
(s.p.)

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