BOLZANO

Il dramma di un’anziana in fuga dalla casa“prigione” 

Dolore e rabbia. La storia della novantenne uscita da casa sua giovedì dopo mezzogiorno e ritrovata senza vita venerdì mattina sul greto del Talvera. E quella di un’assurda burocrazia


Paolo Tagliente


BOLZANO. Aveva 90 anni, era lucidissima e molto attiva, abituata a uscire tutte le mattine, a comperare il giornale, a bere il caffè con le amiche, a incontrare i figli e i nipoti. Ecco chi era la donna di cui, venerdì mattina, sul greto del Talvera, pochi metri a nord di Ponte Druso, è stato trovato il corpo senza vita. Un’anziana sì, ma piena di vita (e di cui omettiamo volutamente il nome), che il figlio aveva visto l’ultima volta a mezzogiorno di giovedì, quando le aveva portato da mangiare. Cosa sia accaduto dopo, è stato ricostruito dai familiari nelle ore successive, nell’angosciante corsa contro il tempo per cercare di rintracciarla nel più breve tempo possibile.

La donna è uscita da casa sua, nel quartiere Europa-Novacella, e ha preso un taxi, da cui è scesa qualche minuto più tardi, in via Rosmini. E da quella zona sono partite le disperate ricerche dei familiari che, accortisi dell’assenza dell’anziana attorno alle 16, hanno subito battuto strade e piste ciclabili lungo le rive del Talvera e dell’Isarco in un vastissimo raggio. Alle ricerche ha preso parte anche personale della questura nonostante la legge preveda che debbano trascorrere almeno 24 ore dalla scomparsa per procedere alla denuncia vera e propria. Un pomeriggio e una nottata d’angoscia, ore e ore di ricerche. Senza sosta.

Ore terribili. Che sono proseguite anche nella mattinata di venerdì, con il supporto di vigili del fuoco e delle altre forze dell’ordine, scese in campo a partire dalle 9. Purtroppo, come abbiamo già scritto su queste pagine, le ricerche si sono concluse nel modo più drammatico, con il ritrovamento del corpo senza vita della donna.

Un particolare non abbiamo scritto, però, semplicemente perché non era trapelato: a intravvedere il cadavere da Ponte Druso non è stato un passante qualunque, ma la nipote ventenne dell’anziana, che si stava recando in questura per sporgere formale denuncia di scomparsa. Un dramma nel dramma. La ragazza è scesa subito sul greto del fiume e ha immediatamente riconosciuto i vestiti della nonna, chiedendo l’intervento delle forze dell’ordine che, in quel momento, erano impegnate nelle ricerche proprio sull’altra sponda del fiume, a pochi metri in linea d’aria. Sono poi seguite le operazioni di rito, con il riconoscimento della donna, compiuto dalla nuora, e la successiva rimozione del corpo.

Dietro il titolo «Anziana trovata morta nel greto del Talvera», che ragioni di privacy ha reso comprensibilmente asettico, ci sono quindi le difficoltà di un’anziana ancora molto attiva ad accettare la reclusione imposta dal coronavirus e il dolore di un’intera famiglia. E la rabbia. La rabbia che nasce dallo scoprire che uno burocrazia cieca impone 24 ore di insopportabile attesa prima di poter denunciare la scomparsa di un familiare, impedendo così alla macchina delle ricerche di partire con la necessaria tempestività.

 













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