Il “Flauto magico” raccoglie gli applausi dei mozartiani bolzanini

BOLZANO. Un pienone con appassionati in lista di attesa e posti in piedi esauriti, ha salutato l’esecuzione del “Flauto magico” di Mozart prodotta dalla Fondazione teatro comunale di Bolzano insieme...


di Giacomo Fornari


BOLZANO. Un pienone con appassionati in lista di attesa e posti in piedi esauriti, ha salutato l’esecuzione del “Flauto magico” di Mozart prodotta dalla Fondazione teatro comunale di Bolzano insieme all’orchestra Haydn. La regia di Michela Lucenti con i costumi e la scenografia di Csaba Antal ha raccolto molti applausi e qualche “buu” al termine, comprensibile per l’idea di rileggere la storia in chiave del tutto fantastica, dimostrandosi comunque capace di toccare momenti di grande originalità. Dato l’elemento acquatico come fattore coagulante, più che puntare sul simbolismo cabalistico di cui è impregnata la partitura mozartiana, in cui il divertente si fonde al serio ed al simbolico in modo perfetto e leggero, la regia ha letto il percorso di Pamina (una grande Marina Bucciarelli nel secondo atto) e Tamino (l’altrettanto apprezzabile Enrico Casari) come una via di una maturazione interiore permessa da Sarastro (un ottimo Paolo Buttol nelle parti cantate). Annientate le trame della Regina della notte (l’applauditissima Linda Kazami), lo scomparire dell’acqua al termine – con tanto di Papageno (lo splendido Sebastian Seitz) munito di pistola per bolle di sapone anziche del consueto Glockenspiel –, sanciva anche la ricomposizione della vicenda. Nella città sommersa, nei relitti stile capitan Nemo e tra squali e meduse, si è mossa la magnifica direzione di Ekhart Wycik. Sorretto da un’orchestra perfettamente dosata sui toni delicati soprattutto grazie agli eccellenti fiati, tra piccoli scherzi e lazzi, scaturiti da una ricostruzione filologica intensa, Wycik ha affondato la propria bacchetta nella scienza più recondita, enucleando ogni particolarità della composizione e porgendola con grazia, come attestavano le tre rose da lui messe in fianco alla partitura di Mozart. Così facendo il Wycik ha dato alla sua lettura un prospettiva consapevole e profonda, come raramente capita di ascoltare. Anche il coro, diretto da Luigi Azzolini, ha meritato gli scroscianti applausi al termine. Importante anche l’intervento degli altri comprimari come le tre dame (Ulpiana Aliaj, Gabriella Sborgi e Anna Lucia Nardi, attorialmente e vocalmente solide), Papagena (l’altra ottima altoatesina Heidi Gietl) e Monostatos (Alexander Graf). Una nota va anche riservata ai tre Genietti preparati da Clara Sattler ed ai membri del Balletto civile (danza tecnicamente notevole anche se reiterata ossessivamente con il demerito di distogliere l’attenzione dal resto della regia). Forse anche un lavoro più intenso sulla pronuncia nei parlati avrebbe dato ancora maggiori qualità a questa produzione apprezzata in una realtà che ama Mozart, al di là di ogni differenza, di età, lingua e censo sociale.













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