Vaccini

Il flop di Novavax: in Alto Adige solo 265 vaccinati

Livia Borsoi, vicedirettrice del Servizio di Igiene e Sanità pubblica dell’Asl: «La tecnologia utilizzata per realizzare Nuvaxovid è molto convenzionale». Riscontrata un’efficacia protettiva del 90% dopo la seconda dose



BOLZANO. Dal 2 marzo, il Nuvaxovid, nuovo vaccino prodotto da Novavax – compagnia statunitense specializzata in biotecnologie – è disponibile in tutti gli hub vaccinali dell’Alto Adige. Ma fino all'altro giorno le vaccinazioni sono state solo 265. Poche.

Livia Borsoi, vicedirettrice del Servizio di Igiene e Sanità pubblica dell’Asl, dice che si tratta di un vaccino assolutamente sicuro ed invita gli indecisi all’immunizzazione.

«La tecnologia utilizzata per realizzare Nuvaxovid è molto convenzionale - dice - poiché è utilizzata da tempo anche per altri vaccini come quelli contro l’Hpv (Papilloma virus) o l’epatite B. Quello prodotto da Novavax è un vaccino basato sulla proteina spike, che è la caratteristica protuberanza presente sulla superficie esterna del Coronavirus. La proteina viene introdotta nell’organismo che, in risposta, produce gli anticorpi».

Qual è la sua efficacia?

«Negli studi di autorizzazione precedenti all’immissione in commercio, svolti in parte negli Usa e in parte in Messico su un gruppo di circa 30 mila persone è stata riscontrata un’efficacia protettiva del 90% a seguito della seconda dose». Da capire quali siano le differenze tra il Nuvaxovid ed i vaccini a mRNA come Pfizer o Moderna. «Dal punto di vista della protezione sono tutti comparabili. Una differenza è che il Nuvaxovid è più facile da maneggiare. A flaconcino chiuso, si conserva in frigo per nove mesi. A temperatura ambiente, invece, fino alle 12 ore. Aperto è impiegabile per 6 ore. É più semplice da gestire e trasportare. Si limita anche il rischio di sprechi».

Come mai, secondo lei, pochi ne fanno richiesta?

«Tante persone hanno contratto il Covid e quindi non nutrano più lo stesso timore di prima verso l’infezione. Cosa che è sbagliata perché, anche se magari ci si è ammalati in forma leggera, è difficile prevedere le evoluzioni future del virus ed esporsi a un potenziale pericolo non è mai consigliabile. Le informazioni in nostro possesso parlano chiaro: le persone non vaccinate vanno incontro a un rischio molto più alto di finire in Rianimazione rispetto ai vaccinati».

È possibile che in futuro il Nuvaxovid venga utilizzato anche sui minorenni, in particolare nella fascia 5-11 anni?

«Gli studi in tal senso sono in corso. Si può presupporre che in 7-8 mesi sarà approvato anche per questa fascia d’età. Ci vorrà ancora un po’ di tempo perché c’è un discorso relativo ai dosaggi, che sono ancora da stabilire. Un po’ come è già successo per Pfizer, il cui quantitativo previsto per i bambini è circa un terzo rispetto agli adulti».

Un tasso di vaccinazione vicino al 79% come quello che si registra in Alto Adige è sufficiente per dire che siamo “fuori pericolo”?

«Chi si vaccina è protetto da un’infezione sistemica generale. Più la percentuale dei vaccinati è alta e più si riduce la circolazione del Covid, questo è certo, ma arrestarla del tutto sarebbe impossibile anche se avessimo il 100% dei vaccinati. Il famoso concetto della cosiddetta “immunità di gregge”, dunque, viene meno se si tiene presente la capacità del Coronavirus di mutare: siamo di fronte a un fenomeno non statico ma molto fluttuante. Quello che sappiamo di certo dai dati in nostro possesso è che i vaccinati rimangono positivi per meno tempo e anche la loro capacità di trasmettere il virus è minore».













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