«Il mio capolavoro? Portare la Svp al muro del Lager» 

Consigliere comunale, senatore e poi presidente dell’Anpi Una vita in politica sempre dalla parte della convivenza


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Senatore Bertoldi, ma è vero che doveva fare il prete? «Beh, come in tutte le famiglie trentine se uno doveva studiare doveva studiare da prete. Io ero il primo di otto fratelli e in casa il papà me lo aveva detto...». E poi? «Poi un giorno, facevo la seconda elementare, lui arriva a scuola a parlare con la maestra e lei lo prende per il bavero e gli dice: guardi eh, il ragazzo deve studiare come Dio comanda. E quindi non dai preti...». Ecco la prima resistenza per interposta persona di Lionello Bertoldi. Una testa dura. Presa dalla mamma. «Quando sono andato a studiare a Trento - ricorda - mi ha salutato dicendo: Me racomando, meteghela tuta...». E via, 20 chilometri in bici da Levico in città. Compie 90 anni Bertoldi: 31 agosto 1928-2018. “Senatore” perché, come i presidenti per Andreotti, quando uno lo è stato lo è per sempre: a palazzo Madama dal 1987 al 1992. Prima consigliere comunale a Laives per cinque anni ("mandato dal partito") poi 18 in Comune a Bolzano. Il partito era il Pci, che diamine. Nel '94 la presidenza dell'Anpi e, da allora, Bertoldi è diventato il custode della memoria, l'uomo capace di farla fluire come un fiume in un lago, senza scosse ma con la costanza della goccia che scava la roccia: prima di lui nessun Svp era mai andato al "muro", dopo di lui quel segno del passaggio del male su Bolzano è diventato il luogo della riconciliazione, tedeschi e italiani, vecchi e giovani.

Partiamo dalla Resistenza?

Partiamo: io sono stato il primo presidente dell'Anpi, (l'associazione dei partigiani ndr), che non ha fatto il partigiano. Troppo giovane. Li ho solo sfiorati, i partigiani. Era il novembre del '44, a maso Dan Desiderio. Un paio di loro partivano. Mi prendevano in giro, mi davano del piccoletto. A uno ho dato un libro di Jack London. Non l'ho più rivisto.

E come è avvenuto il suo passaggio all'Anpi?

Mi ha telefonato Mascagni. Era il '94. Mi dice: senti Lionello, la Nella (moglie del senatore Mascagni ndr) non ce la fa più... Non sta tanto bene. Che dici, ci vai tu? La Nella era un mito. Partigiana vera. Una donna come è difficile trovarne. Ho detto sì.

Allora la Resistenza era "la" Resistenza. Nel senso che molti la percepivano come mito, altri come "cosa" della sinistra. Azzardo: era divisiva...

Mai per me. A chi mi diceva: è stato un fenomeno elitario... io rispondevo: guarda che la Resistenza si è fatta in tanti modi. Ed è stata un fenomeno di popolo.

E in che modo?

Dopo l'8 settembre sono stati internati 800mila soldati italiani. Sono finiti nei Lager. Fame e freddo, malattie, morti. Bene: 650mila hanno scelto di starci, di non tornare a combattere con fascisti e nazisti. Chi per il giuramento al re, chi per scelta personale. Quella è Resistenza. Poi ci sono gli eroi, i combattenti. E quella fu sì una minoranza.

Ma ognuno combatte a suo modo, vuol dire?

Ogni famiglia fu toccata dalla Resistenza. Le famiglie dei morti in montagna ma anche quelle delle centinaia di migliaia di internati. I soldati di Cefalonia, porta San Paolo, chi nascondeva i fuggitivi in casa...

A Bertoldi è legato il ricordo del Lager di Bolzano...

E del suo muro. Nel 2006 rischiava di crollare. Io ho detto: ragazzi, no, quello è un monumento. Mi hanno aiutato le coop, la Cle. È stato difficile far capire al quartiere che quella non era una offesa, non era una cosa brutta. L'orrore della dittatura, delle sevizie, quello sì è brutto ma il ricordo di tutto ciò salva, riscatta.

Prima di lei nessun Svp si era mai recato lì, in via Resia, no?

No. Ma questo è quello che deve essere la storia. Un luogo di riconciliazione in nome di valori finalmente condivisi. Adesso il muro è di tutti. Perché tutti hanno avuto modo di capire, di confrontarsi col proprio passato, di riflettere. Io dico sempre: nel Lager ci sono finiti più sudtirolesi che non italiani dell'Alto Adige. E che la resistenza l'hanno iniziata loro, i sudtirolesi.

Che vuol dire?

Che sono stati i primi resistenti. Le Katakombenschule quando la dittatura voleva impedir loro di parlare il tedesco sono state un episodio resistenziale. Ognuno ha la sua dittatura. Il fascismo è stato il banco di prova della Heimat oppressa. Poi ci sono stati i resistenti alle opzioni o quelli in nome della fede... Beh, sappiamo tutti che qui l'incrocio tra due dittature non ha reso facile schierarsi per il bene, per la democrazia ma il percorso fatto dopo la guerra, col muro, è stata una strada fatta insieme.

Percorso complicato..

Ma coerente. Pensi al monumento, intendo quella alla vittoria. Bene, in consiglio comunale noi ci siamo sempre schierati contro il suo abbattimento, anche da comunisti.

E oggi sono in piedi sia il muro del Lager che il monumento.

Ecco, un buon risultato. La storia si tiene su, le testimonianze vanno preservate. Storicizzate ma protette. Ognuno ha la sua memoria, ognuno deve fare la sua strada senza vendette postume. Sono altre oggi le cose per cui combattere...

Del tipo?

Innanzitutto chi vuol resistere, oggi, spero non conti più su di me...

Nel senso?

Ho già dato. Ma certo, la mia fiducia negli uomini e nelle donne è messa a dura prova in questi mesi. Vedo che c'è ancora chi basa la sua politica sulla paura: quelli ci invadono, l'Europa ci affama. Sempre un nemico, sempre un avversario, dalli al diverso...E invece la politica vuol dire riflettere sulle cause, trovare la via d'uscita insieme, tenere unita la società, non lacerarla.

E chi invoca oggi una nuova Resistenza?

Oggi c'è la democrazia, c'è il voto. Resistere non vuol più dire andare in montagna ma stare qui, difendere i valori, il bene comune, la libertà, aiutare chi sta male, darsi una mano. E poi partecipare, studiare, essere consapevoli. Ma basta, ho 90 anni, adesso. E penso sia proprio una fortuna esserci arrivato. E a proposito della fiducia negli uomini, tolga quella frase... Ho ancora fiducia. Ho sempre fiducia.

L’Anpi festeggia Lionello Bertoldi domani, venerdi 31 agosto alle ore 18 presso la Spazio Resistenze di Via Torino 31.













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