Il patto delle donne «Non ci rispedirete negli anni ’50» 

La ripartenza. Renate Gebhard: «In Parlamento ci siano unite Per settimane i problemi delle famiglie rimasti all’ultimo posto»


Francesca Gonzato


BOLZANO. Dal suo banco alla Camera si è rivolta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «La pazienza dei bambini, dei genitori, delle donne madri e lavoratrici, è finita». E anche: «È assente una strategia del governo chiara e adeguata per le famiglie. I bambini sono loro le vittime più silenziose di questa crisi». Renate Gebhard, capogruppo Svp alla Camera e leader delle donne Svp, nel discorso di giovedì scorso a Montecitorio ha messo a verbale l’indignazione covata per settimane. Racconta come sia stato giusto arrabbiarsi e costruire una alleanza trasversale tra colleghe e ministre, perché «non permetteremo che ci rispediscano negli anni Cinquanta. Le conquiste delle donne tra lavoro e famiglia non devono essere le vittime collaterali del Covid-19».

La pazienza è finita: cosa è accaduto?

Abbiamo vissuto tutta la tappa di avvicinamento alla fase 2 senza la minima esistenza di un piano per le famiglie, soprattutto per le madri. Si sono programmate le riaperture delle attività economiche. Le richieste sulle famiglie? Nessuna risposta.

Permessi parentali e bonus baby sitter non bastano?

Assolutamente no, soprattutto non tengono conto di ciò che accade realmente nelle case. I permessi parentali sono diventati complessivamente 30 giorni, ma non tutti possono permettersi di rinunciare al 50% dello stipendio: avevo chiesto di garantire il 70%. Altri invece avranno bisogno di più giorni. Bene i bonus baby sitter, ma perché escludere chi è in smart working? O lavoro, o seguo i figli. Il bonus può essere utilizzato per pagare i centri estivi, ma non se hai usufruito dei permessi parentali. Se non miglioriamo questa impostazione, si rischia di tornare indietro di decenni. C’è un grande timore tra le donne di non riuscire a gestire lavoro e famiglia.

Non dovrebbe essere solo un discorso tra donne. Ci sono anche i padri.

Certo, ma nei fatti il peso di questa emergenza ricade soprattutto sulle donne.

C’è chi dice che donne e bambini contano troppo poco in termini di Pil.

Qualche categoria si è fatta sentire prima e meglio. Ma anche noi alla fine abbiamo alzato la voce. Dopo i primi comitati di esperti e task force tutti al maschile è nato il movimento di opinione “Dateci voce” e Conte ha nominato alcune donne. Sono diventate improvvisamente esperte? E anche in parlamento è nata una alleanza trasversale.

Tra chi?

Ministre e viceministre hanno chiesto aiuto a diverse parlamentari. Avevano bisogno del nostro aiuto per dare forza alle loro richieste dentro al governo. Qualcosa si muove. Negli ultimi giorni ho sentito parole giuste da parte di parlamentari uomini».

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