Il sindaco: «Bolzanini, meglio andare a Merano»

Caramaschi: situazione inaccettabile, ore di attesa in una situazione indecorosa «L’ospedale adesso si organizzi e porti i casi meno gravi in periferia»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «La situazione del Pronto soccorso di Bolzano ha raggiunto livelli insostenibili: non è ammissibile che una persona debba aspettare dieci-dodici ore, se non addirittura di più, per essere visitata. A questo punto, in attesa che nel 2018 apra il nuovo Pronto soccorso, il mio consiglio ai bolzanini che non abbiano patologie gravi è di andare direttamente a Merano, Bressanone, Brunico, dove la musica è completamente diversa. I tempi di attesa sono ridotti al minimo ed è garantita anche un po’ di privacy che, quando uno sta male, diventa ancora più importante. In Alto Adige abbiamo una qualità dei servizi elevata, ma il Pronto soccorso, su cui gravitano i pazienti più gravi del resto della provincia, è da Terzo mondo». Il sindaco Renzo Caramaschi ha incontrato più volte il direttore generale dell’Asl Thomas Schael per chiedere che si faccia qualcosa, ma ovviamente non si è andati al di là delle promesse.

Non è però ammissibile che in Alto Adige, dove la Provincia investe un miliardo e 300 milioni all’anno nel capitolo sanità - una cifra che altrove neppure si sognano - il Pronto soccorso sia in queste condizioni. Con medici e infermieri oberati di lavoro quindi più esposti al rischio di errori; con decine di persone costrette ad attendere ore per essere visitate. E non è solo una questione di attese infinite; è anche un problema di “come” bisogna aspettare la chiamata da parte di infermieri, costretti a lavorare sempre sotto stress: pazienti, più o meno gravi, e parenti preoccupati, ammassati in una sala d’attesa - che di notte diventa anche rifugio dei barboni - in una situazione indecorosa che toglie la dignità alle persone, in particolare se anziane. Qualcuno protesta, scrivendo ai giornali, la maggior parte si rassegna: perché quando stai male non hai né la voglia né la forza di protestare. «E invece - dice il sindaco - bisogna reagire: la direzione dell’ospedale non può dire che le cose andranno meglio quando nel 2018 ci sarà il nuovo Pronto soccorso. In attesa che finiscano i lavori, l’Asl si organizzi per portare in ambulanza, negli ospedali di Merano e Bressanone, i casi meno gravi. Ho visto di persona qual è la differenza quando alcuni anni fa - non ero ancora sindaco e quindi non si può dire che abbia avuto una corsia preferenziale - ho avuto problemi in montagna e sono andato al Pronto soccorso di Brunico: zero attesa, massima disponibilità, clima disteso».

D’ora in poi dunque - cosa che per altro sta già avvenendo oggi - più d’uno invece che andare al Pronto soccorso del San Maurizio, andrà negli ospedali della periferia.

Il rischio però è che in periferia abbiano problemi a vedere la cartella clinica del paziente che, in molti casi, ha già delle patologie per le quali è in cura al San Maurizio. Questo perché in Alto Adige l’Asl unica c’è solo sulla carta - in realtà ci sono l’Asl unica più quattro comprensori - e ogni ospedale, nel corso degli anni, si è dotato di un proprio sistema informatico. Non solo: addirittura reparti all’interno dello stesso ospedale hanno sistemi diversi, che non dialogano tra loro. Anche questo è un problema che si trascina ormai da anni: la Provincia continua ad investire milioni di euro nel tentativo di uniformare i sistemi. Sono stati nominati e pagati fior di esperti, fatte riunioni su riunioni, ma si è ancora in attesa di risultati concreti.













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