BOLZANO

In Alto Adige è allarme per un'invasione di funghi tossici

Un'invasione di funghi velenosi nei boschi altoatesini. I micologi lanciano un appello: attenzione. Karl Kob: grande  diffusione del Cortinario orellanoide, potenzialmente mortale



BOLZANO. Allarme funghi velenosi. «Il problema è reale. Invitiamo alla massima attenzione e a raccogliere e mangiare solo funghi che si conoscono molto bene, perché i boschi dell'Alto Adige sono invasi da funghi tossici che danneggiano irrimediabilmente i reni. Funghi che abbiamo sempre considerato molto rari ma che adesso abbondano»: a parlare è Karl Kob - medico, esperto micologo e coordinatore della Commissione nazionale di micotossicologia del "Centro Studi" dell'Associazione Bresadola - che chiede di fare attenzione al "Cortinario orellanoide", dal forte odore di rapa e potenzialmente mortale, che le persone poco esperte possono anche scambiare per finferli, chiodini o chiodelli.

«Il Cortinario è un fungo a lamelle, di colore arancio che può avere riflessi rossastri. Produce una tossina mortale, cresce tra muschio e mirtilli ed ha un aspetto assolutamente innocuo, nulla a che vedere con l'Amanita falloide che ben conosciamo. Se ne trovano in grandi quantità nei boschi umidi di abete rosso, in particolare a San Genesio nella zona di Meltina.

Lo stesso avviene in tutto il Parco del Monte Corno, nella zona di Bressanone e in tutta la Pusteria. E in tanti anni non era mai successo che se ne vedessero tanti». Ed è per questo che Kob invita a fare attenzione anche perchè oggi sempre più persone si affidano a libretti ed alle pagine di Google per controllare se un fungo è velenoso o no ma se incappano in questo e sbagliano rischiano la vita. Il miceto che abbiamo detto essere potenzialmente mortale ha vari nomi (Cortinarius orellanoides, Cortinarius speciosissimus o Cortinarius rubellus), ed è diventato tragicamente famoso negli anni Cinquanta in Polonia quando alla fine di un banchetto nuziale si contarono 15 morti. Il suo veleno agisce sui reni, provoca una forma gravissima di nefrosi che può manifestarsi anche due settimane dopo l'ingestione (in alcuni casi anche dopo 18 giorni). In caso di sopravvivenza del paziente può rendersi necessaria la dialisi o il trapianto del rene. I primi sintomi dell'avvelenamento sono caratterizzati da fortissima sete, aumento della diuresi e ancora da nausea, mal di testa, dolori muscolari e brividi. E capita che difficilmente la persona riconduca il suo stato a funghi mangiati anche due settimane prima.

Gli esperti invitano poi a fare ulteriore attenzione perchè in questi giorni sono stati visti i primi esemplari di Amanita falloide (forma verdastra e bianca), la cui ingestione può portare alla distruzione del fegato.













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