In arrivo tre giuristi per scrivere la legge

Revisione dello Statuto, tocca ora al Consiglio. Polemica sulla decisione della presidenza di incaricare altri tecnici


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Il sottogruppo del gruppo. Una versione ristretta dei 33, che diventano 3. È questo lo scenario prospettato per la fase successiva di revisione dello Statuto di Autonomia. Si era detto «la parola passa alla politica». No, è ancora tempo di tecnici. La Convenzione dei 33 e il Forum dei 100 hanno presentato ieri in consiglio provinciale le relazioni conclusive. Avrebbe dovuto essere un momento importante di chiusura del processo partecipativo, il primo di queste dimensioni. Meno di venti consiglieri hanno seguito i lavori. Unico momento concitato, la contestazione a fine seduta di Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore) contro la decisione di non prevedere alcun intervento dei consiglieri. «Bell’esempio di democrazia», ha gridato Urzì, mentre il presidente Roberto Bizzo cercava di farlo tacere. È stato annunciato invece come la maggioranza, attraverso l’ufficio di presidenza del consiglio provinciale, intende proseguire con i lavori. La proposta di revisione dello Statuto deve diventare un disegno di legge costituzionale che metta d’accordo Bolzano e Trento e il consiglio regionale. Il consiglio provinciale di Bolzano dovrà elaborare intanto un proprio disegno di legge. L’ufficio di presidenza, come annunciato ieri da Bizzo, ha deciso di affidare a un gruppo di giuristi l’incarico della stesura di un primo testo. Ed è polemica sui nomi trapelati che verrebbero sostenuti dalla Svp: la scelta potrebbe cadere su Esther Happacher, Renate von Guggenberg e Roberto Toniatti, che facevano parte della Convenzione dei 33. Bizzo si dichiara contrario: «Sono d’accordo sul gruppo di tecnici, ma dovrebbe essere paritetico ed esterno al gruppo dei 33».

Unico esponente delle opposizioni nell’ufficio di presidenza, Roland Thinkauser (Freiheitlichen) si dichiara contrario a questa decisione. «Non abbiamo bisogno di un’altra commissione di esperti. La discussione ora deve essere messa sul tavolo della politica», dice Thinkauser (intervistato dalla Tageszeitung). Secco no anche da parte di Riccardo Dello Sbarba (Verdi): «Da quando il consiglio provinciale non è in grado di elaborare un disegno di legge? Secondo punto, non si tratta di tre giuristi esterni. Erano stati nominati dai gruppi di maggioranza. E le altre voci come verrebbero rappresentante? Sembra il modo per prendere tempo e arrivare alle elezioni senza troppi danni. Per non parlare degli ulteriori costi». Finora la convenzione è costata circa 400 mila euro. La replica di Bizzo: «La Convenzione dei 33 non è riuscita ad arrivare a un testo condiviso. È impossibile che ci riescano i gruppi consiliari. I tecnici ci possono aiutare».

DUE VISIONI OPPOSTE. «Nessuno è così ingenuo da avere pensato che la Convenzione avrebbe messo d’accordo tutti su tutto», ribadisce il presidente Arno Kompatscher. Questa la sua linea sui passi successivi: «Invece di guardare alle differenze, il Consiglio dovrebbe elaborare un testo sulla base dei punti su cui c’è accordo, che non sono pochi. Alcune proposte sono interessanti, altre stravaganti, tutte avevano diritto di essere ascoltate». I lavori della Convenzione dei 33 si erano chiusi con la relazione di maggioranza, che ha messo d’accordo Svp e destra tedesca: oltre alla polemica sul richiamo al diritto alla autodeterminazione e alle radici cristiane, il testo non prevede modifiche su proporzionale, articolo 19, quattro anni di residenza per il diritto di voto. Le quattro relazioni di minoranza (vedi sotto) sono di Roberto Bizzo, Riccardo Dello Sbarba con Laura Polonioli, Roberto Toniatti, Maurizio Vezzali.

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