In manette il “collezionista” di bambini

Arrestato S.M., bolzanino di 23 anni. Centinaia di video pedopornografici sequestrati, immagini con piccoli anche di 3 anni


di Riccardo Valletti


BOLZANO. Un archivio sterminato, di oltre cinquecento video pornografici girati con bambini piccolissimi, anche di appena tre anni, classificati in maniera maniacale in cartelle distinguendoli per sesso, età, colore della pelle e altri dettagli inquietanti. Decine di ore di girato agghiacciante, e fotografie.

Questo è il materiale che la direzione regionale della Polizia Postale ha trovato nel computer di S.M., un giovane bolzanino di 23 anni, al termine di una lunga indagine partita da molto lontano e molto tempo prima. Il ragazzo è stato arrestato in casa sua, nel rione Don Bosco, con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico e anche per il reato di pornografia infantile, perché nelle ipotesi del pm Davide Ognibene, della procura di Trento da dove è partita l’inchiesta, se non i video, almeno alcune delle fotografie potrebbero essere state scattate dal diretto interessato.

UN RAGAZZO QUALUNQUE. L’identità dell’arrestato non è stata resa pubblica dagli inquirenti, per tutelare qualunque minore che a qualunque titolo possa aver avuto contatti con l’orco, che diventerebbe automaticamente riconoscibile. È però possibile tracciare un suo profilo, inquietante per la sua straordinaria normalità: disoccupato, proveniente da una famiglia per bene e di ceto medio, incensurato. Il classico vicino della porta accanto, e per questo ancora più spaventoso.

LE INDAGINI. L’allarme al comando regionale della Polizia Postale è arrivato dall’estero, con una segnalazione da un Paese extraeuropeo (che non è stato rivelato perché le indagini potrebbero essere ancora in corso), nella quale veniva identificato un utente della rete che risultava titolare di un traffico straordinario di materiale pedopornografico, con picchi abbastanza anomali da spiccare sulla media internazionale che viene costantemente monitorata da una sorta di Interpol cibernetica, nata dalla collaborazione delle polizie digitali di mezzo mondo. Dalla segnalazione alle indagini sul campo, il passo è stato breve: prima con l’ausilio della Squadra Mobile di Bolzano, che ha tenuto sotto controllo il ragazzo, e poi in maniera cibernetica, inseguendolo anche quando tentava di camuffarsi in reti protette e piattaforme criptate di scambio di file, create con lo scopo di “rendere invisibili” gli scambi tra pedofili.

Infine la perquisizione a casa, davanti a familiari attoniti che non sospettavano minimamente quello che il ragazzo stesse facendo, e ai quali lo stesso giovane ha tentato di dare spiegazioni, in presenza degli agenti. Poi l’arresto e il sequestro di tutto il materiale.

LE ANALISI DEI FILMATI. «Alcuni video sono in circolazione da anni e già censiti - spiega la dirigente della Polizia Postale Tiziana Pagnozzi - per altri invece si procederà ad analisi approfondite per identificare autori e vittime, il luogo dove è stato girato il video e possibilmente anche il Paese di provenienza». Ulteriori indagini saranno poi effettuate sull’intero contenuto del computer del ragazzo, «Finora abbiamo identificato oltre 500 file tra quelli non protetti, ma c’è la possibilità che ne esistano molti altri mascherati e nascosti in molti modi all’interno dell’archivio». Il ragazzo, insomma, sapeva bene che stava commettendo un reato, «Quando siamo arrivati non è sembrato molto sorpreso, probabilmente sapeva che prima o poi lo avremmo trovato». Non è stata però riscontrata attività di vendita: «In base agli accertamenti svolti finora la sua attività in rete era basicamente quella di scambio, con lo stesso comportamento di un collezionista». In alcuni casi, i video circolavano anche attraverso complessi sistemi di trasmissione, che simulano la connessione di una webcam ad una chat, ed invece proiettano sullo schermo dell’interlocutore il video pedopornografico. «Questo sistema, spesso, è stato usato per convincere i minori all’altro capo della chat a spogliarsi davanti alla webcam».

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