In mille per l’ultimo saluto a Mario
Una folla commossa in chiesa ha detto addio all’ispettore capo. Gli amici e i colleghi: «Da oggi sarai la nostra stella»
BOLZANO. «È stato un onore lavorare accanto a te. Non ti dimenticheremo mai». Con queste parole Giuseppe Tricarico, il dirigente della squadra mobile, ha detto addio a Mario Morgavi, l’ispettore capo morto in un incidente stradale avvenuto lunedì pomeriggio sull’A22. Lo ha fatto a nome di tutti quelli che lo conoscevano e che lo apprezzavano come uomo, collega, poliziotto, amico.
Quando la salma ha raggiunto la Chiesa dei Tre Santi, amici e colleghi sono scoppiati a piangere. Sei uomini della squadra mobile hanno portato la bara avvolta nel Tricolore. Sei amici. Sei “fratelli”, con gli occhi rossi e il volto pieno di dolore. Ma non erano soli. Nessuno degli agenti in fila, in posizione per il picchetto d’onore, è riuscito a trattenere le lacrime. Gli hanno detto addio a modo loro: in riga, composti, guardando avanti e facendo capire a tutti, che se ne è andato un uomo vero, uno di quelli che lavorava con passione e dedizione, senza voler apparire. Se ne è andato un poliziotto che credeva nella giustizia e che aiutava e dava forza ai più deboli.
In prima fila, davanti alla bara, c’erano la moglie Giovanna Stabile, noto avvocato bolzanino e i figli Oscar (11 anni) e Giulia (7 anni). La vedova ha voluto accanto a sé l’agente Dennis Roversi. Lui è l’ultimo ad aver parlato con Mario. Era con lui in macchina quando il destino glielo ha portato via. Era con lui sull’asfalto, mentre i medici cercavano di rianimare il suo amico di sempre. Entrambi si sono tenuti per mano e hanno pianto. Le loro vite sono state stravolte nello stesso istante. Lei ha perso un marito splendido, che non le faceva pesare le dure ore passate a scoprire pedofili e mandare in carcere uomini violenti. Lui ha perso un collega, che per anni lo ha fatto crescere nella seconda sezione della squadra mobile, insegnandogli tutto quello che serve per fare quel mestiere in modo onesto e serio. Ai funerali, celebrati da padre Jimmy, hanno preso parte più di mille persone. C’erano tutti: poliziotti, carabinieri, finanzieri, vigili urbani, magistrati, giudici, avvocati, amici, parenti. C’erano tutti. Tutti quelli che lo hanno conosciuto. Tutti quelli che oggi pensano a lui come ad una «stella che ci illuminerà per il resto della vita». Tutti quelli che hanno fatto coraggio a Giovanna Stabile e a Dennis. Tutti quelli che hanno conosciuto la profonda sensibilità ed umanità di Mario. C’era anche il sindaco Luigi Spagnolli e il prefetto Valerio Valenti. C’era il capo di gabinetto Stefano Mamani, che ha visto crescere quell’uomo e che quando ha saputo dell’incidente non si è mosso dall’ospedale, sperando fino all’ultimo in un miracolo. C’era il questore Dario Rotondi. E poi tanti volti tristi, con gli occhi rossi. Il parroco ha terminato l’omelia ricordando che Mario sarà sempre un esempio per tutti. E poi: «Giovanna. Devi trovare la forza di tornare a sorridere. Ti aiuteranno i vostri bambini Oscar e Giulia». Mario sarà sempre lì con loro. Il suo lavoro sarà sempre un esempio per i colleghi. Il suo sorriso accompagnerà gli amici.
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