Indagine tra gli stranieri immigrati: "In Alto Adige si vive bene"

Studio dell'Eurac: solo il 12% degli stranieri intervistati prevede di tornare a breve nel paese d'origine e tra i principali progetti futuri indica la casa, in affitto o da comprare, e l'acquisizione della cittadinanza italiana



BOLZANO. Ambiente, natura, tranquillità, pace e sicurezza: sono le caratteristiche del territorio altoatesino che i migranti che vi risiedono apprezzano di più. Lo rivela la ricerca ''Condizione e prospettive d'integrazione degli stranieri in Alto Adige'' dell'Istituto sui diritti delle minoranze'' dell'Accademia europea (Eurac) di Bolzano. L'indagine, realizzata da Heidi Flarer, Rainer Girardi e Roberta Medda-Windischer sulla base di 500 interviste a cittadini stranieri che vivono in Alto Adige, traccia uno spaccato della situazione degli stranieri in provincia, in riferimento ai valori, alla religione e alla loro integrazione sociale.

Da essa emerge che solo il 12% degli stranieri intervistati prevede di tornare a breve nel paese d'origine e tra i principali progetti futuri indica la casa, in affitto o da comprare, e l'acquisizione della cittadinanza italiana.

Per quanto riguarda la pratica religiosa, quasi il 60% è contrario ai divieti e ritiene che ognuno debba esprimere liberamente il proprio credo ed oltre l'80% non è per nulla disturbato dall'ampia diffusione del crocifisso nei luoghi pubblici.

Anche riguardo i matrimoni misti si rileva una discreta apertura: oltre il 40% degli stranieri oggetto dell'indagine dichiara di non voler interferire nelle scelte dei propri figli, mentre il 22% si dichiara contrario alle unioni miste. Per quanto riguarda l'integrazione sociale, infine, oltre il 90% degli intervistati considera buoni i rapporti con la gente del posto.

''Lo studio fa emergere un forte attaccamento dei migranti all'Alto Adige, un sentimento che per alcuni è quasi paragonabile al legame con il loro paese d'origine. Si tratta di un'indicazione importante nell'ottica di una sempre più profonda integrazione delle nuove minoranze nel nostro territorio'', commenta Werner Stuflesser, presidente dell'Eurac.













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