Indennità da restituire, in arrivo centinaia di diffide 

Il contenzioso. Si muovono i dipendenti di Provincia, Asl e Comune perché non vengano bloccate le somme pagate in base al contratto anche a chi non svolge più attività dirigenziale. Sul recupero degli arretrati la linea soft dell’Asl


antonella mattioli


Bolzano. In arrivo in Provincia, Comuni e Asl centinaia di diffide, affinché non venga bloccato il pagamento delle indennità di dirigenza a chi ha cessato di svolgere i relativi incarichi; e non si proceda al recupero degli arretrati.

«È l’indicazione - spiega Thomas Mathà, segretario del Dirap, sindacato dei dirigenti provinciali che in poche settimane è passato da 350 a 450 iscritti - che abbiamo dato a chi si è rivolto a noi. Nelle diffide si chiede inoltre il rispetto del contratto in vigore».

Dopo che la sentenza della Corte costituzionale ha bocciato la normativa provinciale che dal 1992 permetteva di trasformare gradualmente l’indennità di dirigenza in un elemento fisso della retribuzione, mantenuto anche dopo la cessazione dei relativi incarichi, in Provincia, Comuni e Asl regna l’incertezza.

«La Provincia - dice Mathà - ha cessato il pagamento da giugno delle indennità; Comuni e Asl li hanno sospesi: l’effetto dal punto di vista pratico per il dipendente è lo stesso; ma non dal punto di vista giuridico».

Sono circa un migliaio i dipendenti ed ex dipendenti coinvolti; di cui 600-800 dell’amministrazione provinciale e 250 della sanità. Da recuperare ci sono circa 10 milioni. La Provincia - ha ribadito più volte il presidente Arno Kompatscher - è costretta ad avviare un procedimento per riscuotere da ogni funzionario quelle indennità versate in maniera “illegittima”dal 2009 ad oggi.

Più cauta l’Asl che nella delibera della direzione la mette solo come possibilità quella di chiedere il conguaglio delle maggiori somme corrisposte.

Ciò che è certo al momento è che le indennità dirigenziali, previste dal contratto e bocciate dalla Corte costituzionale, non vengono più pagate a chi non svolga i relativi incarichi: c’è chi perde poche decine di euro al mese e chi invece ne perde alcune migliaia. Già questa è una batosta per molte famiglie che hanno acceso mutui o si sono accollate spese avendo la certezza di percepire un determinato stipendio; se poi arrivasse il conto degli arretrati, il colpo sarebbe ancora più pesante.

Inutile dire che i vertici di Provincia, Comuni, Asl si trovano tra l’incudine e il martello: da una parte non vorrebbero chiedere gli arretrati ai propri dipendenti; dall’altra, se non li dovessero chiedere, potrebbero rischiare un procedimento davanti alla Corte dei conti per danno all’erario. Ci sono però dubbi sull’interpretazione data dalla Provincia al valore retroattivo della sentenza della Corte costituzionale, in quanto i giudici avrebbero annullato solo le ultime disposizioni del 2017/2018 e non la legge provinciale 10/92 che ha trasformato l’indennità di dirigenza in un elemento fisso della retribuzione.













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