Iva al 22%, in Alto Adige la stangata picchia di più

L’allarme di imprenditori, artigiani, commercianti e coop: da noi aumenti record. Rincari su scarpe, vino, birra, computer, mobili, giochi, detersivi e servizi


di Valeria Frangipane


BOLZANO. Eccola qua l’ennesima stangata. Mentre il governo offre agli italiani scenari avvilenti, l’Iva schizza. Da oggi con l’aumento dell’aliquota dal 21 al 22% scattano i rincari di scarpe, vino, birra, tv, radio, computer ma anche di benzina, mobili, giocattoli, detersivi e parrucchieri. E, anche se i beni di prima necessità, come pane, carne, pesce e latte, non sono soggetti all’aumento, ne potrebbero subire gli effetti a causa dei maggiori costi di trasporto. Per non parlare dell’impatto sui consumi, già depressi. E così mentre la bagarre infuria e deprime gli spettatori costretti ad un tragico teatrino, un'indagine degli artigiani Cgia di Mestre ci ricorda che i consumi già depressi rischiano di impantanarsi ulteriormente, il Nordest di pagarla cara e gli altoatesini di pagarla più cara degli altri.

Secondo la Cgia le famiglie residenti in provincia di Bolzano avranno un aggravio medio annuo di 135 euro.

Stefan Pan, presidente Assoimprenditori, non ha dubbi. «Cittadini e imprese - spiega - devono già supportare il carico fiscale più elevato d’Europa. Qualsiasi ulteriore aumento non possiamo quindi che giudicarlo in maniera negativa, anche perché in una terra di confine come l’Alto Adige le differenze rispetto a un Paese vicino come l’Austria pesano ancora di più. In ogni caso, più che di singoli provvedimenti legati a imposte specifiche, l’Italia avrebbe bisogno di una nuova politica fiscale complessiva, che abbia regole chiare, semplici e certe e che persegua l’obiettivo primario di ridurre le imposte sul lavoro».

Claudio Corrarati, presidente degli artigiani della Cna, non voleva nemmeno sentir parlare di ritocco dell'Iva al 22%: «L'aumento è la decisione più sbagliata che si poteva fare e capace di ridurre da sola ancora di più i consumi e la richiesta. Voglio ricordare che le nostre ditte lavorano sulla richiesta e se tassiamo l'offerta (i prodotti, le prestazioni) ci sparisce pure la richiesta». Solo pochi giorni fa Ivan Malavasi, presidente nazionale degli artigiani Cna - a Bolzano, per l'assemblea provinciale - aveva detto no e ancora no all’aumento dell'Iva.

Dieter Steger, direttore di Unione commercio, parla di un segnale sbagliato in un momento difficile per i consumatori e le aziende. L’Unione si associa così alla pesante protesta di Confcommercio, che giudica l’incremento di questa imposta un’operazione del tutto insensata, oltre che dannosa. «Il mercato interno si contraddistingue per l’estrema debolezza della domanda, ragion per cui occorre fare di tutto proprio per darvi impulso. Ancora una volta si sta tentando di rimpinguare in maniera rapida e semplice le casse dello Stato – ma a spese di tutta la cittadinanza. E, tanto per ricordarlo, l’Iva è già cresciuta di un punto lo scorso anno. Quello che si dovrebbe fare nell’attuale situazione sarebbe introdurre riforme strutturali e misure a sostegno dell’economia, promuovere una maggior giustizia sociale e sgravare le aziende e i consumatori». Resta da capire se adesso i commercianti faranno pagare lo scotto dell’aumento ai consumatori.

Federico Tibaldo, di Confesercenti, spera di no. «Il momento è talmente difficile che non credo possa succedere. Penso che vedremo i reali effetti di un’Iva al 22% a Natale».

Ma non c’è soltanto l'aumento dell'Iva dal 21 al 22% sui beni di consumo. C'è anche un altro aumento dell'imposta sul valore aggiunto di cui, in pratica, nessuno parla. Si tratta di quella sulle prestazioni socio-assistenziali ed educative erogate dalle cooperative sociali. Dal 1° gennaio 2014 l'aliquota da computare in fattura passerà dal 4% addirittura al 10%.

Andrea Grata, presidente di Confcoop, è molto preoccupato. «Siamo in gravi ambasce, in ragione dei disastrosi effetti sull'utenza dei servizi sociali delle nostre cooperative sociali, ma anche non».

Paolo Tanesini, presidente di Federsolidarietà Confcoop, spiega che «se a livello nazionale l'aumento dell'Iva dal 4 al 10 % genera un gettito di 153 milioni con una spesa sociale di 645milioni, 43mila licenziamenti, assistenza cancellata a circa 500mila tra anziani e minori. A livello locale questo provvedimento per gli effetti della legge di stabilità influirà sul lavoro di circa 80 persone e 125.000 ore di assistenza in meno». ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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