L’artigiana che fa le borse con le gomme dei trattori

Heidi è figlia di Florian Ritsch, titolare di una ditta di mezzi per il movimento terra Vivere in mezzo a pneumatici e bulloni è naturale: «Il riciclo è la mia passione»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Borse fatte con le camere d’aria dei trattori, cinture di sicurezza usate come tracolla, bulloni per “saldare” i pezzi; e poi battistrada delle bici trasformati in cinture. Sono le creazioni di Heidi Ritsch, una chioma di riccioli con sfumature viola e tante idee: una volta le realizzava per vendere in Italia e all’estero, da quando però tempo ne ha meno, perché c’è un bambino da crescere, preferisce dedicarsi ai corsi. Insegna ai ragazzi dei centri giovanili come dare una vita nuova ad oggetti che altrimenti finirebbero in discarica, usando semplicemente un metro, una forbice, una penna e una bucatrice a mano.

Originaria di Termeno, fino ai primi anni ’90 ha lavorato a Bolzano come assistente nello studio di un medico-naturopata. «Nei fine settimana però - racconta - mi capitava spesso di accompagnare un amico, che aveva brevettato dei pantaloni da cavallerizzo senza cuciture, in giro per le Fiere. Aveva problemi con il tedesco e io gli davo una mano. E’così che ho cominciato a pensare che per me era arrivato il momento di cambiare vita: mi piaceva l’idea di viaggiare e al tempo stesso creare, scommettendo sul riciclo di cui allora si parlava ancora molto poco».

Per lei figlia di Florian Ritsch, titolare di una ditta di mezzi per il movimento terra, cresciuta in mezzo a gomme, bulloni, odore di gasolio e mani sporche di grasso, è stato per così dire naturale pensare di utilizzare le camere d’aria dei trattori e i battistrada delle bici per trasformarli rispettivamente in borse di ogni dimensione, portafogli e cinture.

«I centri di riciclaggio per me sono una miniera dove trovare la “materia prima”. Ormai mi basta toccare una camera d’aria per sapere se è di qualità inferiore, come quelle cinesi che contengono poco caucciù, oppure pregiata come le Pirelli, le Goodyear o le Michelin. Quelle con il nome della marca incisa sono sempre state le più difficili da trovare. A seconda delle dimensioni si possono ricavare borse fantastiche: accessori che raccontano di movimento, viaggi e quindi sogni. E lo stesso discorso vale per le cinture fatte con i battistrada delle bici e poi trattate con i colori più pazzi».

Con le sue prime creazioni ha cominciato a girare i mercatini del riciclo da Rimini a Milano, a Firenze.

«Sono piaciute subito, non però alla clientela giovane, come avevo immaginato, ma alla fascia tra i 40 e i 50 anni, e in particolare agli architetti. Sono stata invitata alla Facoltà di design di Firenze. E borse e cinture hanno sfilato a Pitti Uomo. Poi però, qualche anno fa, ho capito che era arrivato il momento di scegliere: o mio figlio o il lavoro. Ho rallentato il ritmo e sono tornata a Bolzano. Mi hanno dato uno spazio all’interno del laboratorio di via Druso: insegnavo a persone con problemi di alcol e droga, a trovare nuovi stimoli dando libero sfogo alla fantasia, per trasformare pezzi di gomma nera in qualcosa di nuovo e di bello».

Attualmente Heidi Ritsch lavora al bar della Stazione di Ora, in attesa di un nuovo incarico all’intero dei centri giovanili, dove ripartire con i corsi che insegnano ai giovani ad unire creatività e manualità.

Nel cassetto resta comunque sempre il sogno di trasferirsi un giorno in una grande città, dove aprire un negozio tutto suo: «Bolzano - dice - è troppo piccola per un prodotto di nicchia come questo».













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