L’autonomia è adulta Ora si difende da sola

L’obiettivo politico di Kompatscher della cerimonia con i due presidenti: riconoscere all’Alto Adige un ruolo più “indipendente” da Italia e Austria


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Se fosse stato per Karl Zeller l’incontro di Merano non ci sarebbe proprio stato. Semplicemente perché non ci sarebbe nulla da celebrare, e dunque neppure i 25 dalla quietanza liberatoria. «Eh sì, devo ammetterlo - dice oggi sorridendo il senatore Svp - perché all’epoca, nel ’91 in uno storico congresso, io votai contro la chiusura della vertenza. E la mozione Riz. che invece era favorevole a mettere la parola fine, passò per pochi voti. E allora io dissi a Magnago: non fidatevi di Andreotti...».

Oggi, invece, ammette di aver sbagliato: «L’autonomia in 25 anni ha avuto un successo straordinario. Abbiamo l’energia, le strade, il personale della giustizia e migliaia di altre competenze. Anche 2.500 immobili statali. E pensare che io mi ero opposto alla quietanza perché non ero certo che lo Stato ce ne desse i 10 che ci aveva promesso». Il senatore, con Giancaludio Bressa e Arno Kompatscher, è stato il tessitore dell’incontro di domani tra Sergio Mattarella e Alexander Van der Bellen. «E a Merano, poi, nella mia città...», sottolinea. Non rivela l’agenda politica del vertice anche perché, ammette, di averla elaborata per gran parte lui con il governatore altoatesino e , dunque «non sarebbe simpatico raccontarla».

Oggi arriverà a Merano il presidente austriaco. E sarà a cena con Arno Kompatscher. Che invece domani saluterà l’ingresso al Kurhaus del Capo dello stato Sergio Mattarella, visto che giungerà mezzora prima in aeroporto a Bolzano e via in auto sulla MeBo.

Ma gli snodi dell’incontro tra Roma e Vienna li ha ben chiari Francesco Palermo. «Sarà la certificazione della nuova politica estera di Kompatscher», dice. Perché è proprio sul fronte diplomatico che il presidente della Provincia starebbe dispiegando il suo impegno politico. E per quale ragione senatore? «Perché questo è il tempo di dare un profilo internazionale alla nostra autonomia. E il vertice darà risalto proprio a questo nuova internazionalizzazione».

Per Palermo, Merano segnerà un passaggio netto nelle relazioni tra Roma e Vienna, visto che quest’ultima non tiene più ad agire da tutrice ma da Stato dialogante e dunque considera l’Italia un partner autorevole col quale monitorare, di volta in volta, lo stato delle relazioni reciproche più che lo stato dell’autonomia. «È in questa luce - spiega Francesco Palermo - che sta agendo la Provincia. Che prova sempre più a muoversi non come soggetto bisognoso di "tutela" ma come interlocutore privilegiato, quasi un piccolo stato tra i due Stati».

Questo nuovo ruolo, ancora tutto da ritagliare, sarebbe ad esempio emerso proprio in occasione delle tensioni al confine del Brennero, quando pareva che il governo austriaco fosse sul punto di decidere per il blocco e, dunque, per l’isolamento diplomatico.

Allora proprio Bolzano si pose come soggetto capace di mediare, quasi autonomamente, tra le due segreterie di Stato nazionali . «Che sul tavolo dei due presidenti non saranno inserite questioni specifiche o norme di attuazione in grado di creare anche la minima tensione, lo ha detto chiaramente anche lo stesso Van der Bellen», insiste Palermo.

Il presidente austriaco, secondo il senatore «ha ribadito che il caso Alto Adige è occasione per una buona pratica di internazionalizzazione delle reciproche posizioni proprio rispetto ai vecchi conflitti». Una sorta di "Briefing strutturato" tra Roma e Vienna, una stabile conferenza di buon vicinato che ha sostituito la figura, per l’Austria, di "potenza tutrice".

Anche Karl Zeller ha ben chiari questi nuovi scenari. Tanto che, con Gianclaudio Bressa, ha fornito il massimo appoggio a Kompatscher sul fronte romano nella preparazione del vertice.

Ma anche su quello interno. Ad esempio a proposito dello scontro tra il governatore Kompatscher e gli Schützen. «L’autonomia ha ormai raggiunto grandiosi risultati - dice - e domani si tratterà di ribadirlo. Siamo il terzo polo di una pacifica relazione tra Stati. Solo gli Schützen non l’hanno capito. E se insistono a non capire, che stiano a casa».













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