L’ex leader di destra che da sindaco vuole asili bilingui

Seppi dall’autunno del 2016 è il primo cittadino di Ruffrè «Voglio evitare la fuga verso le scuole di lingua tedesca»


di Antonella Mattioli


C’è chi lo blocca “Al nos bar” mentre si sta bevendo un caffé per chiedergli di poter organizzare un mercatino delle pulci al Passo della Mendola; chi ferma la macchina in mezzo alla strada perché ha un’idea urgente da condividere con lui: una scuola alberghiera al Passo. È il destino di chi fa il sindaco e ancora di più di chi come Donato Seppi lo fa in un piccolo centro: Ruffré, poco meno di 500 abitanti, primo comune trentino scendendo dal Passo, conosciuto e frequentato dai bolzanini che ci vanno soprattutto in estate per fuggire dall’afa.

L’ex consigliere provinciale di Unitalia, dal novembre dello scorso anno, ha cambiato vita: vive a Ruffré, paese d’origine del padre dove tutti lo conoscono da una vita, e guida la giunta. Oltre a lui sono in due: il suo vice Gianni Seppi - nessuna parentela ma stesso cognome perché a Ruffré o ti chiami Seppi, o Larcher o Zogmaister - e l’assessora Monica Maffei. Un bilancio comunale di un milione di euro, di cui il 40% destinato alle spese correnti. Un territorio vasto da gestire che comprende anche la zona turistica di Passo Mendola. Non si occupa più di monumenti e neppure di toponomastica, ma il bilinguismo è diventato il suo chiodo fisso.

«Tra i progetti da realizzare quest’anno - spiega - c’è il rifacimento dell’illuminazione pubblica, ma quello a cui tengo di più è la creazione di una scuola materna bilingue. Vogliamo partire già in estate: l’assessora Maffei ci sta lavorando. In autunno poi vorremmo istituire delle vere e proprie sezioni bilingui. Stiamo pensando di ristrutturare la vecchia scuola elementare chiusa ormai da alcuni anni per mancanza di alunni».

Ma quanti sono i bambini che attualmente frequentano la scuola materna?

«Dieci-dodici».

E anche qui come a Bolzano le famiglie sentono forte l’esigenza di una scuola bilingue?

«Certo. Tanto che c’è chi manda i bambini negli asili tedeschi di Appiano e Caldaro; dagli altri paesi dell’Alta Val di Non addirittura c’è chi li porta a Senale San Felice. Ho già parlato con i sindaci dei paesi limitrofi, sono tutti interessati all’iniziativa. Io più che dei gerani ai balconi, mi preoccupo del futuro del nostro paese: vorrei evitare lo spopolamento».

E la Provincia cosa dice?

«In Trentino non dobbiamo fare i conti con l’articolo 19 dello Statuto e l’opposizione della Svp: la Provincia è d’accordo e ci sosterrà finanziariamente».

Parliamo di Passo Mendola, un passato glorioso: all’inizio del ’900 era meta di villeggiatura della nobiltà di mezza Europa, poi il declino. Idee?

«Quella zona ha enormi potenzialità: arrivano in migliaia in macchina, in bici, con la funicolare, a piedi. Molti degli immobili dismessi da anni appartengono all’Istituto Toniolo di Milano che fa capo all’Università Cattolica: ci sono diversi progetti di rilancio, nulla di concreto però al momento».

Se potesse decidere lei?

«La prima cosa che farei sarebbe aprire una scuola alberghiera in grado di richiamare tanti giovani».

Il Comune di Ruffré è proprietario del Salone imperiale che si trova al Passo, come lo utilizzate?

«Lo affittiamo a 1.200 euro per feste, matrimoni, convegni. Però andrebbe sfruttato meglio, purtroppo non tutti sanno che c’è questa possibilità. Per questo sto pensando di farlo conoscere di più, organizzando una grande festa e invitando gli eredi delle famiglie nobili che all’inizio del ’900 ne finanziarono la realizzazione. Sulle pareti ci sono gli stemmi delle casate».

Torna spesso a Bolzano?

«Quattro-cinque volte alla settimana a trovare mia madre Maria che ha 91 anni».

Oggi dove si sente più a casa?

«A Ruffré».

Ma lei a Bolzano è nato, ha lavorato, fatto politica?

«E allora? La Svp, in questi anni, ha inseguito i temi della destra sudtirolese: non tanto per convinzione ma per paura di perdere voti. E questo col tempo ha fatto male alla convivenza. Basta pensare alla battaglia che stanno conducendo per cancellare i toponimi italiani, nonostante ci sia uno Statuto che è legge costituzionale che li prevede bilingui, proprio nel rispetto di entrambi i gruppi».

Una curiosità: come si fa in un paese di 430 anime, dove tutti ti conoscono, a non farsi tirare per la giacchetta da questo e da quello?

«Ho messo le cose in chiaro da subito. Con il cartello affisso sulla porta del mio ufficio in Municipio».

Che dice?

«Se hai diritto entra e pretendilo! Se non hai diritto usami la cortesia di lasciar perdere».

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