L’imprenditrice cinese assume 4 italiani

Bao Weijing, 32 anni, è subentrata a Maurizia Antonioli nel salone «È donna» in via Rovigo. «Non saremo low cost»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. I cinesi? Adesso non fanno solo gli imprenditori ma assumono anche gli italiani. Anche questo è un segno della città che cambia. Il primo caso è stato quello del 32enne Chen Bo che nei giorni scorsi per il suo ristorante Dolcevita di Corso Libertà ha assunto l’italianissimo Francesco Manfrin. A smentire chi pensava si trattasse solo di un’eccezione è ora una donna, Bao Weijing, che dopo aver preso in gestione tre anni fa assieme al compagno il bar Hong Kong di via Rovigo, ha deciso di rilanciare rilevando il salone a fianco, con centro estetico, dove lavorano tre parrucchieri e un’estetista.

Fino ad agosto la padrona di casa era Maurizia Antonioli, che a 63 anni ha deciso di passare la mano. «La nuova titolare - racconta la Antonioli, che aveva iniziato l’attività al salone Agostino in via Roma nel lontano 1965 - lavorerà con i miei stessi prodotti, quindi sarà una gestione all’italiana». A confermarlo sono gli stessi dipendenti, che non vedono l’ora di ricominciare (l’apertura è già stata fissata per il 2 gennaio) con la nuova gestione. «Sarà un salone tutto italiano, anche se gestito da cinesi», precisano in coro. «La nostra titolare ha avuto grande coraggio e spirito di iniziativa». Tra i collaboratori c’è anche una parrucchiera che a dicembre ha chiuso un salone ad Egna anche per colpa della crisi e si è cercata un nuovo lavoro a Bolzano. Poco importa se sotto la guida di una datrice di lavoro orientale.

Bao Weijing, la nuova titolare, è arrivata in Italia 8 anni fa. Ha due figli, di 6 e 4 anni, Angelo e Daniele che frequentano la scuola materna Sonnenblum in via Novacella. E un compagno che lavora con lei al bar. «Quando sono arrivata qui conoscevo solo un paio di parole in italiano. Faticavo a capire i clienti e a farmi capire. Ho iniziato a lavorare 12 ore al giorno, senza riposo. L’ordinanza che mi ha obbligata a togliere le slot dal bar mi ha privato di almeno 2 mila euro al mese che sono finiti nelle tasche del tabacchino di fronte. Ma non mi sono data per vinta e ho deciso di diversificare l’attività». Ecco allora l’idea di subentrare nella gestione del salone a fianco del bar. «Di taglio e messa in piega ne so davvero poco - confessa Weijing - ma ho intenzione di imparare dai dipendenti, tutti i giorni fino alle 17. Poi farò chiusura al bar e darò il cambio al mio compagno».

La domanda che sorge spontanea è: ce la farà a stare in piedi con quattro dipendenti a libro paga? «Per me è una bella sfida, ma sono una persona determinata. I prezzi? Sono quelli dei parrucchieri italiani ma lavoreremo anche il lunedì. Martedì e mercoledì farò uno sconto del 20%. Ma il mio non sarà comunque un salone low cost».

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