La Cassazione alla Klotz: non si offende il tricolore 

La Corte: «La libertà di pensiero non può mai tradursi in ingiuria e disprezzo» Si riapre il processo alla pasionaria, a Knoll e Thaler per il manifesto della scopa



BOLZANO. Nessuna giustificazione, in nome del diritto alla critica politica, può essere concessa ai separatisti altoatesini quando sui loro manifesti denigrano il tricolore italiano paragonandolo a «spazzatura e sudiciume» da togliere per fare posto al vessillo tirolese. È questo il parere della Cassazione che - nelle motivazioni di annullamento dell'assoluzione dall'accusa di vilipendio al tricolore nei confronti di tre esponenti della Südtiroler Freiheit - ricorda che la libertà di pensiero è senz'altro tutelata dalla Costituzione, ma non bisogna dimenticare che anche il tricolore gode della stessa protezione.

La libertà di pensiero e di critica politica, afferma il verdetto della prima sezione penale - «non può trascendere in espressioni di ingiuria o di disprezzo che leda il prestigio e l'onore dello Stato, dei suoi emblemi e delle sue istituzioni, pure tutelati con valenza primaria, ovvero in offese grossolane e brutali prive di correlazione con una critica obiettiva». Così, i supremi giudici hanno spiegato, nelle motivazioni depositate ieri, perchè lo scorso 26 ottobre, hanno deciso di riaprire il processo nei confronti di Eva Klotz, Sven Knoll e Werner Thaler del movimento secessionista «Sudtiroler Freiheit», rappresentato in consiglio provinciale a Bolzano.

I tre erano stati processati in primo grado dal Tribunale di Bolzano che, il dieci ottobre 2014, li aveva condannati alla pena di tremila euro di multa ciascuno con la concessione delle circostanze attenuanti per aver diffuso nell'ottobre del 2010 in occasione del novantesimo anniversario dell'annessione dell'Alto Adige all'Italia, circa 800 manifesti, 596 dei quali affissi in vari comuni della provincia di Bolzano, poi sequestrati e rimossi. I manifesti raffiguravano, tra l'altro, una scopa che spazzava via il tricolore, degradandolo come «sudiciume e sporcizia». La bandiera tricolore rimossa lasciava spazio alla bandiera tirolese. La Corte d’ appello di Trento (sezione di Bolzano) il 5 ottobre di due anni fa ribaltò il verdetto, assolvendo tutti gli imputati, riconoscendo loro l’esimente del diritto di critica.

Una decisione non condivisa dapprima dalla Procura generale che impugnò il verdetto di secondo grado ed ora dalla Corte di Cassazione che ha cancellato la sentenza assolutoria. Il verdetto della Suprema Corte è stato accolto con soddisfazione dal Procuratore generale del Molise Guido Rispoli che all’epoca dei fatti (in qualità di Procuratore capo di Bolzano) promosse l’azione penale nei confronti dei responsabili del manifesto. L’assoluzione disposta in appello (dopo la condanna in primo grado) aveva suscitato notevoli perplessità proprio sui principi giuridici richiamati. «Per fortuna c’è la Cassazione - ha commentato ieri sera dal Molise il procuratore Guido Rispoli - Ero certo che sarebbe finita così. La sentenza della Suprema Corte contiene affermazioni giuridiche tanto basilari quanto condivisibili. Una nazione, qualunque essa sia, che non sappia difendere la propria bandiera, non è più una nazione ma un insieme disgregato di individui». Ora il fascicolo verrà inviato alla Corte d’appello di Trento per la ripetizione del processo di secondo grado i cui giudici non potranno discostarsi dai principi richiamati dalla Cassazione.

(ma.be.)

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