La Costituzione insegnata ai bambini 

Cinquecento alunni si sono confrontati su temi e valori fondanti della nostra democrazia



BOLZANO. Tema: parlami dell'articolo 3 della Costituzione. Svolgimento: «Non è giusto che la mia cagnolina sia trattata male dagli altri cani e anche presa in giro dalle mie amiche soltanto perché è più piccola delle altre...». Può iniziare così l'educazione alla nostra Carta. Magari se si sono appena compiuti i sette anni e si frequenta la seconda elementare. Cioè: partire dall'idea, naturale, di giustizia e comprensione e arrivare a quella dell'eguaglianza. Forse bisognerebbe iniziare a spiegarlo a tutti così, l'articolo tre, senza troppi fronzoli. E dove succede? Per adesso nelle scuole altoatesine, i cui componenti si sono riversati con tutto il loro clamore ieri mattina al Festival delle Resistenze. Cinquecento alunni, arrivati da Merano, Bressanone, Dobbiaco, Brunico, Bolzano. La strada? «Abituare i bambini a riflettere sui loro comportamenti, riversare nello scritto i quotidiani rapporti con gli altri, con le cose intorno» dice Anna Sarfatti, pedagogista. E aggiunge Licia Di Blasi, scrittrice anch'essa e insegnante: «Quando si entra in comunicazione con gli altri si entra in conflitto con l'altro. Si può farlo in senso positivo o negativo ma è un'esperienza che va ascoltata e guidata...». Il luogo migliore, ed ecco il senso di questo primo appuntamento in Piazza Matteotti, potrebbe essere proprio la scuola primaria «perché si prendono bambini e bambine all'inizio del loro percorso formativo - spiegano Sarfatti e Di Blasi - ma li si può accompagnare per cinque anni interi, senza interruzioni ne dispersioni pedagogiche. I problemi iniziano dopo, con le medie...». Perché lì, in questa successiva fase, l'idea di eguaglianza, l'educazione alla giustizia si possono scontrare con ragazzi in crescita, a contatto con i primi rapporti di forza che si stanno formando, con i gruppi che si aprono o si chiudono dentro logiche tutte loro. E allora serve anche leggere i quotidiani ("Giornali e caffè" una rassegna stampa dalle 9.30 tutti i giorni). Lo ha fatto e lo farà ancora oggi e domani, Alberto Faustini, il direttore dell'"Alto Adige", il giornale che ha scelto di affiancarsi alle "resistenze" che, a loro volta, hanno scelto di proporsi "fuori dal centro", dentro i quartieri delle nuove opportunità urbane ma anche specchio delle tante criticità: «Una volta a scuola non è che non ci fossero i problemi. Ma restavano dentro. Adesso - dice Faustini, aprendo la pagina della riflessione apparsa ieri di Maiolo, psicologo e collaboratore del giornale - escono subito fuori, moltiplicati dai social, enfatizzati dai video. E così il bullismo, che c'è sempre stato, diventa un tema politico. Ma il problema , allora come oggi, resta sempre questo: la cultura, la lettura, la riflessione». La forza di non semplificare. Ma pure di non sottovalutare. Perché dietro il bullismo c'è la violenza, spesso pura e semplice. Cosa fare? «Noi, ormai da mesi - dice la sovrintendente scolastica Nicoletta Minnei - abbiamo istituito in ogni scuola un referente. Sì, proprio sul bullismo e gli altri fenomeni assimilabili. Questo vuol dire riuscire a tenere monitorato un fenomeno, una manifestazione del vivere che va individuata a gestita. Perché al fondo vogliamo capire l' “abito culturale” da cui nasce il comportamento violento. Anche se- ammette - non è facile...».

La sfida del Festival delle Resistenze è stata così quella di prendere il toro per le corna e partire dall'inizio. Sono tutti ragazzini e ragazzine delle elementari e qualcuno delle medie quelli che hanno formato la legione colorata che ha invaso piazza Matteotti. «Piccoli maestri e piccole maestre in Costituzione» è stata denominata la manifestazione d'esordio della kermesse. Perché maestri? Perché sono stati loro, i piccoli, a spiegare spesso il senso vero degli articoli della nostra magna charta. Osservando le piccole e grandi cose che iniziano nelle prime esperienze di vita collettiva e poi provando a trovare un codice per esprimere cosa è meglio e cosa no di quello che succede. Anche questo vuol magari dire "resistere" al peggio e trovare quello che ci accomuna. E per caso ritrovarlo negli articoli di una "vecchia" Costituzione. Nel pomeriggio il Festiva si è occupato di migranti con l’attrice Caterina Vertova. In serata, l’incontro con Ascanio Celestini. (p.ca.)















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