IL MISTERO DI NOVALE

La donna rapinata poteva morire. Si cercano indizi in una telefonata

Era stata legata molto stretta e ha rischiato di perdere una gamba. La pista è quella dell'aggressione da parte di stranieri


Davide Pasquali


NOVALE D’EGA. Alla proprietaria del maso Obereggler, la 68enne Theresia Ochsenreiter, tutto sommato è andata bene. Legata e imbavagliata nella sua stube da due rapinatori, abbandonata per ore al freddo, si è comunque salvata dalla morte per ipotermia, ma non solo. I due aggressori l’avevano legata alla sedia così saldamente da limitarle seriamente la circolazione. Come ha precisato ieri il pm incaricato delle indagini, Benno Baumgartner, l’anziana ha rischiato l’amputazione di un piede, ma avrebbe potuto riportare danni irreparabili anche agli arti superiori o alle mani. A salvarla una telefonata anonima da una cabina telefonica di Merano, 30 ore dopo l’aggressione. Come ipotizzano i carabinieri, con tutta probabilità i malviventi, non avendo appreso da giornali e tv d’una rapina in zona Novale, si sono preoccupati. Perché un conto è un’incriminazione per rapina, ma tutt’altra cosa è un’accusa per omicidio, magari volontario. E così, per lavarsi la coscienza, avrebbero telefonato al 118.
Come precisano i carabinieri, intervenuti sul luogo dell’aggressione, Theresia Ochsenreiter è avezza a vivere da sola, gestendo in prima persona il suo maso in quota, nel bosco, dove deve governare le bestie anche in pieno inverno. Insomma, una donna tutta d’un pezzo, con un fisico allenato e una forza d’animo notevole. Anche, o forse soprattutto per questi motivi, è sopravvissuta alla terribile esperienza. Perché dopo averla assalita, legata, imbavagliata e rapinata, gli aggressori se la sono data a gambe lasciando la porta del maso aperta. E a 1.500 metri, anche di giorno, le temperature scendono ancora sottozero. La donna si è salvata dall’ipotermia, e questo già si sapeva, ma ieri si è scoperto che ha rischiato grosso anche per altro. «I rapinatori - spiega il sostituto procuratore Baumgartner - l’avevano legata così saldamente da limitarle la circolazione, specie a piedi e mani». Se i soccorsi fossero giunti più tardi, i danni avrebbero potuto essere irreparabili.
 La contadina rimarrà ricoverata al San Maurizio ancora per qualche giorno, ma, come hanno precisato i sanitari dell’ospedale, si sta pian piano riprendendo.
 Le indagini intanto non si fermano, anzi, procedono a spron battuto, anche perché i carabinieri ritengono l’episodio particolarmente esecrabile. Ieri il Servizio investigazioni scientifiche dell’Arma ha proseguito i rilievi al maso; foto e campioni raccolti verranno spediti al Ris di Parma per gli esami. Secondo le prime indiscrezioni, gli inquirenti avrebbero escluso che i rapinatori siano locali. Durante la rapina hanno malamente parlato in tedesco, ma non in dialetto, bensì in Hochdeutsch, mentre la telefonata è stata fatta in un italiano altrettanto stentato.
 Fra le varie ipotesi prese in considerazione dagli investigatori si starebbe puntando su questo: in paese si sarebbe saputo, o per lo meno presunto, che Theresia Ochsenreiter tenesse del denaro in casa. Produceva latte e burro e probabilmente teneva parte dei proventi al maso. I due, potrebbe trattarsi di stranieri, forse est-europei in zona per lavoro o turismo, potrebbero aver sentito queste voci in paese. Da lì sarebbe balenata l’idea di un furto, finito poi altrimenti.
 I carabinieri, infatti, sono abbastanza certi di un fatto: non volevano maltrattare la donna, e proprio per questo inizialmente l’avevano chiusa in stalla per poter rovistare in casa in santa pace. Ma la donna si è liberata, loro se la sono trovata davanti e hanno reagito d’istinto.
 Quando poi, il giorno successivo, non hanno trovato traccia della rapina né sui quotidiani né in televisione, si devono essere intimoriti, pensando che alla donna fosse accaduto qualcosa di grave. Per evitare di peggiorare la loro posizione, o forse solo per lavarsi la coscienza, hanno sollevato la cornetta del telefono e dato l’allarme













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