La nuova chiesa ipertecnologica

La domotica entra in sacrestia: installato un computer «touch» per gestire luci, campane, finestre e riscaldamento


di Davide Pasquali


BOLZANO

A Firmian è nata la prima chiesa ipertecnologica della città: in sacrestia è entrata quella che in gergo tecnico si chiama domotica, ossia, per dirla in parole alquanto spicce, la gestione dei vari dispositivi elettrici da remoto per via digitale. La curia vescovile ha infatti deciso di installare in sacrestia un computer con schermo «touch». Servirà al parroco e al suo sacrestano. Per accendere e spegnere le luci e modularne l’intensità, per regolare il riscaldamento, per suonare la campana, per aprire e chiudere le finestre in posizione elevata. Basterà un semplice tocco col dito sullo schermo.

Lavori terminati. Il cantiere, ormai, non è più tale. Il 1° maggio a Firmian è prevista la celebrazione della prima messa.Nella chiesa dedicata a Madre Teresa di Calcutta, si terrà la prima comunione di trentatré ragazzini del nuovo quartiere. Il 20 maggio è invece prevista la cosiddetta dedicazione, ossia la solenne consacrazione dell’edificio da parte del vescovo diocesano, monsignor Ivo Muser. Il 6 maggio, la curia ha invece organizzato una visita guidata per scoprire i segreti della nuova chiesa. Non a torto, la visita, perché le novità - tecnologiche, artistiche e in termini di soluzioni adottate - non sono poche. A fare da cicerone ci saranno i progettisti.

La sacrestia. Non è il primo aspetto a essere notato, quando si entra in chiesa, ma di certo è il più innovativo. A destra del portone principale sta la sacrestia. Appena entrati, c’è un armadio a muro, in legno. Senza maniglie, per aprirlo basta un tocco. Dentro, lo schermo piatto di un computer. Tocchi lo schermo e si accende una luce. Se si pigia un poco più in là, si accresce l’intensità dell’illuminazione. Come spiegano alla curia, il computer «touch» serve anche per tutto il resto: muove i vetri motorizzati, permette di accendere il riscaldamento in una determinata ala della chiesa, per esempio nella cappelletta o nel confessionale. In tal modo, si ottimizza il riscaldamento, rispamiando risorse. Ché, coi tempi che corrono...

I materiali. Per i banchi si è usato il legno d’acero. Per rivestire alcune delle pareti interne, invece, ci si è serviti del legno di cedro, pare ottimo per le sue doti acustiche. Altare, leggio eccetera sono invece in marmo di Covelano. A sovrastare il tutto, la grande croce metallica: oltre trenta metri per il tronco principale, oltre venti per quello secondario. Sostiene l’intero soffitto. Dall’esterno la nuova chiesa di Firmian dà l’impressione di essere un parallelepipedo scuro, poco luminoso. Invece, all’interno, è tutto un gioco di luci: fendenti verticali, orizzontali, obliqui.Paiono tanti raggi di sole.

Vetrate artistiche. Oltre ai vetri normali, ossia trasparenti e incolori, in alto stanno anche due vetrate artistiche, una rossa e una blu. La seconda, a nord, è la vetrata della genesi. Se vista dall’esterno, è letteralmente ricoperta di scritte, vergate in ebraico, greco antico e latino, ossia le tre lingue delle sacre scritture. Idem all’estremo opposto, verso sud. Qui sta una vetrata rossa, più slanciata della blu, più verticale. È la vetrata della redenzione, ed è posta esattamente sopra al tabernacolo, isolato dal resto. Come isolato, nel mezzo del nulla, è il fonte battesimale. Come isolato è pure l’altare. L’interno del nuovo edificio sacro, infatti, nonostante il soffitto basso rispetto a quello delle chiese dei secoli passati, risulta piuttosto spazioso, arioso. Dietro ai banchi, sulla destra, sta il confessionale. Non è una cabina, bensì una stanza a sé. Rivestita di legno dentro e fuori. Chiaro all’interno, scuro all’esterno. Per il sacerdote non c’è a disposizione solo un sedile, bensì una intera stanza, con tanto di tavolo. Dovesse servire, si può tenere un colloquio a quattr’occhi.

Madre Teresa. Oltre a un crocefisso dietro l’altare, a un altro nella cappelletta laterale, ne arriverà un terzo, donato da uno sponsor privato di cui non si conosce il nome. In più, arriverà anche una immagine della santa macedone di etnia albanese cui la chiesa è dedicata, ossia Teresa di Calcutta.

Il centro parrocchiale. Terminato è anche il centro parrocchiale, dove stanno le aule per la catechesi e i vari corsi, tutte luminosissime, pavimenti di parquet, armadi in legno massiccio. L’appartamento del don è su due livelli, con un’ampia sala biblioteca e un terrazzo. Il tetto è a verde, come quello delle CaseClima. Lo spiazzo fra chiesa e parrocchia è in fase di sistemazione terminale. Lastricato in pietra pregiata, con una aiuola quadrata in fondo. Sul lato di via Resia, invece, la chiesa affaccia su uno scavo. Il lotto appartiene al Comune. Qui dovrebbe sorgere una struttura sociale per anziani. Ma il cantiere non è partito.

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