La pandemia “rovina famiglie” Mancano i soldi per divorziare 

Il rapporto dell’Asdi. Tante coppie già in crisi non hanno resistito alle restrizioni dovute al Covid e sono scoppiate Ma separarsi è difficile: spostamenti limitati, tribunali «inaccessibili», crisi economica. Padri costretti a dormire in garage


Paolo Campostrini


Bolzano. A volte le coppie sono come una pentola a pressione. Tensioni che si accumulano, incomprensioni, distanze che aumentano tra capacità di dialogo sempre più assottigliate. «E le chiusure, in molti contesti famigliari, hanno fatto scoppiare le valvole di queste pentole» dice Elio Cirimbelli.

Lui, da 35 anni nella sua Asdi ne ha viste tante. Ma teme, adesso, di vederne di peggio. Perché il dato che emerge dal 2020 della sua associazione separati e divorziati, rivela sì che vi è stato un calo del 18% delle separazioni ed uno ancora più alto, intorno al 25% dei divorzi, ma dovuto, spiega «per gran parte all’impossibilità di spostarsi da comune a comune, alla difficoltà di accedere ai tribunali con anche, per molti, le nuove difficoltà economiche che hanno frenato la ricerca di un avvocato». O pure sconsigliato, per adesso, di prendere in considerazione un orizzonte di separazione con conseguenti nuove spese di mantenimento a distanza.

E ora, nel 2021? L’esperienza, amara, dice che persino la convivenza forzata durante le vacanze insieme porta spesso, in autunno, ad un aumento delle richieste di divorzio. «Per cui tra questo e l’anno prossimo ci aspettiamo un ulteriore incremento delle crisi famigliari» aggiunge Cirimbelli.

La pandemia come acceleratore delle separazioni, dunque. Un detonatore di situazioni di crisi già in atto ma che anche la crisi economica, ulteriore conseguenza del Covid, ha contribuito a far emergere. Creando a sua volta, scenari di estrema gravità sociale. E qui entrano in scena i padri. Alcuni rimasti senza lavoro. Altri alle prese con spese in aumento.

«Così - racconta Sonia Prinoth, mediatrice all'Asdi - vediamo sempre più casi di padri costretti a dormire in garage. O nella propria auto. Molti che prima erano in grado di lasciare la casa di famiglia in uso alla moglie, per via della presenza di figli, e poi a trovare, seppur a fatica, un alloggio in alternativa, adesso si trovano a non essere più in grado di accedere al mercato privato». Hanno sempre meno soldi, le loro attività magari sono state chiuse per mesi ed ecco allora che persino un garage può diventare un rifugio per la notte.

La pandemia è dunque passata su questi mondi come un vento gelido. Tanto che, proprio nell’anno appena trascorso, sono aumentate le richieste di aiuto. Almeno 500 le coppie giunte all’associazione per trovare possibili affiancamenti o consulenze, oltre 4 mila le ore legate a prestazioni di questo tipo con più di 1500 contatti telefonici. Tanto che l’Asdi rileva come sia proprio la mediazione uno dei terreni più percorsi al suo interno. Mediazione non tanto intesa come freno ad una ormai decisa separazione, quanto come strumento di attenuazione del danno. Sia sul piano economico che, soprattutto, in rapporto alla presenza dei figli. Minori che non dovrebbero mai subire in modo eccessivo le conseguenze della crisi in atto tra i loro genitori. «Avere rapporti col padre e con la madre è essenziale per il loro percorso di crescita personale ed emotiva» commenta Elio Cirimbelli. E sono a loro volta proprio i figli ad aver subito le conseguenze del lockdown. Da un lato per l'aumento delle tensioni in casa, dall'altro per l'impossibilità, durata mesi, di poter accedere alla scuola in presenza. Un elemento, questo della vita di classe, decisivo per riequilibrare, dall'esterno, le tensioni vissute all'interno delle mura domestiche.

Lezioni apprese in questi mesi? «Innanzitutto il focus centrale sui minori, che mai dovrebbero essere al centro della crisi ma venirne preservati il più possibile» dicono all'Asdi. E poi, più praticamente, la richiesta all'Ipes di mettere a disposizione di coppie in crisi o di padri separati, alloggi in grado di attenuare situazioni esistenziali al limite della dignità. Per donne e uomini. Visto che le richieste di separazione sono ormai spalmate al 50% tra i due generi. «Aspettiamo risposte dall'Ipes - ammette amaro Cirimbelli - ma finora nulla ci è ancora stato ancora detto. E questo è molto grave. Perché non c’è più tempo». Anche per via della certezza, che nel 2021 ci si aspetta una nuova accelerazione delle richieste di separazione dopo un anno devastante per molte coppie bolzanine.













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