L'indagine

La pandemia? Un disastro per le donne

Lo studio di Eurac e unibz: hanno raggiunto il limite tra cura dei bimbi e degli anziani, didattica a distanza, smartworking e lavori domestici. Tuttavia c’è stato anche un risvolto della medaglia: in tempi di Covid il mondo femminile è stato coinvolto in nuove reti e gruppi di interesse consolidati



BOLZANO. Sono le donne la prima linea. Lo snodo dove si scaricano le tensioni casa-lavoro-figli. Una trincea tenuta a fatica anche nella pandemia ma che alcune ha travolto, improvvisamente prese in mezzo dalla didattica a distanza dei figli, dallo smart working dei compagni, dalla cura degli anziani. Un triangolo delle Bermude quotidiano. Senso di impotenza e, spesso, anche rabbia: sono stati questi i segnali di una emergenza interiore che ha fatto della prima linea domestica il luogo di nuove tensioni.

«Ma proprio nei momenti più difficili sono state le donne a reagire per prime»: non lo dicono le sensazioni , lo scrive una ricerca. Lo studio Eurac «Below -Being locked up?» condotto dall’istituzione e dalla Lub. Che racconta di una capacità di reazione unica. Della capacità di immaginarsi un altro futuro prossimo che non fosse quello della fatica di conciliare antichi lavori con la novità prodotta dal Covid. Fatto di inediti coinvolgimenti in attività sociali, di coinvolgimento in reti e gruppi di interesse. Fino a collocarsi in nuovi compiti e a costruirsi ulteriori stimoli.

Perché? «Per stimolare un cambiamento nella società». Dunque se qualcosa di buono resterà di questi mesi inquieti e inquietanti, giungerà proprio dai mondi femminili, dalla capacità di resistere al primo impatto attraverso una resistenza mentale tutta nuova e infine dal rilanciarsi dentro nuove, possibili realtà anche post pandemiche.

La ricerca, dipanatasi attraverso interviste e focus in vari settori e ambiti, si è mossa in particolare con le interviste. «Durante il lockdown mi sembrava di essere tornata agli anni Cinquanta». ha dichiarato una donna di Bolzano, tra le tante intervistate sul territorio. Confermando così un argomento della nuova letteratura scientifica che ha definito il Covid «un disastro per il femminismo». Per lo studio, le donne, poste di fronte a questo possibile arretramento delle conquiste, hanno reagito in due modi: alcune hanno provato a proteggersi dalla pandemia e dalle atmosfere depressive che lo hanno circondato, ritirandosi tra le mura domestiche. Ma altre si sono maggiormente aperte al mondo esterno, facendosi coinvolgere sul piano sociale e pianificando azioni comuni.

Un esempio? Il gruppo «Reminderz» che ha manifestato per i diritti dei bambini. O il gruppo Lichtblick che ha raccolto informazioni in rete per contrastare la pandemia. Claudia Lintner, di unibz, racconta: «La maggior parte delle donne non era impegnata prima del Covid. Dopo, proprio l'impegno civico è diventato invece una componente importante delle loro strategie per contrastare il senso di impotenza, la rassegnazione e la rabbia». O l’idea di essere state «abbandonate dal sistema». Lasciate sole in casa tra lavori domestici moltiplicati dalla presenza costante di compagni, figli o anziani da accudire. Molto importante anche il sostegno materiale che tante donne hanno portato avanti attraverso i gruppi professionali o sociali già esistenti. Ma, dentro la rete web che costituiva l’unico ponte tra interno ed esterno, si sono sviluppati piani di sostegno anche in termini di solidarietà psicologica e sociale. Dalle donne contadine a Donne Nissà, sono stati fatti grandi sforzi per fornire informazioni, consigli, per organizzare incontri online e comunque sconfiggere l'isolamento.

Anche dentro le comunità religiose, proprio la ricerca ha documentato come siano state le donne le prime a offrire aiuto all'interno dei quartieri o per formare nuove reti di aiuto o relazione. «Insomma, proprio la crisi ha trovato l’universo femminile pronto a trasformarla in opportunità» concludono i ricercatori. Le motivazioni addotte? La possibilità di lottare contro le diseguaglianze sociali, probabilmente enfatizzate dalla crisi pandemica, di ritrovare, pur nella crisi di fiducia nella politica, il desiderio di offrire aiuto nelle difficoltà. P.CA.













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