Giustizia

La tragedia dell'auto nell’Isarco: non fu una fatalità

In sede penale il caso fu archiviato, ma il giudice civile ha condannato il Comune di Fié. La sentenza indica una «marcata pericolosità» della strada a causa della mancata installazione di un guard rail



BOLZANO. Sarebbe bastato un paletto o un guard rail per salvare la vita a due giovani: ma la protezione sul ponte in legno non c’era e l’auto su cui viaggiavano le vittime finì nell’isarco. Era il 19 novembre 2016. la tragedia accadde a Campodazzo al termine di una cena aziendale. Aveva solo 23 anni Alessandro Conti, residente a Cavalese; 28 anni era l’età della conducente, Giulia Valentini di Baselga di Piné.

L’inchiesta penale

L’inchiesta penale venne archiviata dal giudice per le indagini preliminari di Bolzano Walter Pelino, ma la famiglia Valentini – la madre, il padre e il fratello di Giulia, assistiti dall’avvocato Fabrizio Borga di Trento – hanno intrapreso la strada civile. Con il fine non del mero risarcimento, che pur è previsto dalla legge, ma per fare chiarezza su quanto accadde quella tragica notte. Il giudice Giulio Scaramuzzino della seconda sezione civile del tribunale di Bolzano ha evidenziato nella sentenza che «sussistente è il rapporto di custodia tra il Comune di Fiè allo Sciliar e il tratto di strada in questione».

Marcata pericolosità

L’amministrazione comunale di Fiè, proprietaria e custode della strada, è stata dichiarata responsabile del sinistro nella misura dell’85%. La responsabilità prevalente dell’incidente è del Comune in quanto il punto in cui avvenne la tragedia era contraddistinto «da una marcata pericolosità, peraltro non percepibile dall’utente della strada» ma – si legge nella sentenza - pericolosità che era «nota all’ente gestore, il quale avrebbe potuto intervenire nel corso degli anni e mai l’ha fatto (se non in maniera impropria: ad esempio installando barriere sul lato meno pericoloso della strada e lasciando scoperto il varco coincidente con il lato esterno della curva immediatamente prospiciente lo strapiombo)». Due le cause dell’incidente: un tamponamento e la mancanza della protezione sulla strada che però, secondo il giudice penale non sarebbe stata obbligatoria. Giulia Valentini, che si trovava alla guida di una fiesta, aveva tamponato leggermente l’auto che la precedeva.

La perizia

Tuttavia, come emerso anche in sede penale dalla perizia del dottor Antonio Pietrini, consulente del gip, «il veicolo procedeva con una velocità talmente ridotta che una qualsiasi barriera (guardrail, muretto, etc) avrebbe potuto evitare che il sinistro occorso avesse conseguenze tragiche». Il giudice scaramuzzino evidenzia che la situazione del tratto di strada in questione era «caratterizzata non solo da una chiara situazione di pericolo, ma addirittura da un pericolo che, per la sua conformazione era da qualificare come vera e propria insidia, peraltro perfettamente nota al Comune di Fiè allo Sciliar».

La testimonianza

Preziosa la testimonianza di un residente che aveva segnalato al Comune la pericolosità di quel punto pochi giorni prima dell’incidente, ricevendo come risposta che non c’erano soldi per mettere il guard rail. Nel procedimento penale un secondo perito incaricato dal gip, il professor Raffaele Mauro dell'università di Trento, aveva invece evidenziato come non vi sarebbe stato alcun obbligo per il comune di fiè di installare il guard rail, in quanto si trattava di una strada interpoderale da percorrere a bassa velocità.

Concorso di colpa

Le dichiarazioni dei testimoni - i colleghi di lavoro che viaggiavano sulle auto che precedevano seguivano la Fiesta e due persone che si trovavano sulla stessa auto delle vittime e che riuscirono a portarsi in salvo – hanno coinciso con quanto riferito dalla polizia giudiziaria nell’immediatezza dei fatti: le macchine andavano pianissimo e il contatto con l’auto della vittima e la Bmw che la precedeva avvenne «a velocità ridottissima» e fu «di modesta entità». A seguito del tamponamento la giovane non riuscì ad effettuare una corretta manovra. Sottolinea il giudice Scaramuzzino che si è trattato di «un semplice errore di utente della strada» e che «la presenza della barriera avrebbe, in sostanza, escluso verosimilmente non solo l’evento morte, ma anche qualsiasi danno alla salute della Valentini stessa». La responsabilità della ragazza è stata valutata «estremamente limitata» pari al 15%, mentre la percentuale restante dell’85% va ascritta al Comune di Fiè allo Sciliar.

Il risarcimento

Come da tabelle, che tengono in considerazione fra gli altri parametri anche l’età giovane della vittima, alla madre di Giulia Valentini va un risarcimento pari a 280mila euro circa, stesso importo per il padre mentre al fratello viene riconosciuto un importo di 170mila euro. La famiglia Valentini, come riconosciuto dal giudice, era molto unita, con peculiare riferimento al legame tra madre e e figlia. Non c’è somma che possa lenire il dolore di una madre, di un padre e di un fratello, ma ora c’è una sentenza che ha ricostruito i fatti e le responsabilità.













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