Le aziende: «Pronte a fare nuove assunzioni»

Le imprese high-tech: innovazione ed export il segreto per superare la crisi


di Antonella Mattioli


BOLZANO. I dati lo confermano: le aziende che hanno resistito di fronte alla tempesta della crisi sono quelle che hanno puntato sull’innovazione e sull’export. Non solo hanno resistito, ma mentre anche imprese storiche chiudevano o nella migliore delle ipotesi riducevano l’organico, gli imprenditori del gruppo high-tech di Assoimprenditori assumevano. Dal 2010 al 2012, nella fase forse di maggior difficoltà, hanno assunto 1.186 persone: di queste il 54% under 30, il 40% con contratti a tempo indeterminato, il 20% dei neoassunti sono laureati. Questo spiega perché il mondo dell’economia, spesso critico nei confronti delle scelte della politica, oggi valuta più che positivamente la decisione della Provincia di stanziare 1,6 milioni di euro, per pagare per due anni metà dello stipendio per ogni neoassunto con una laurea di tipo tecnico-scientifica e un’esperienza di cinque anni alle spalle, che dovrà occuparsi di ricerca e sviluppo o innovazione.

L’obiettivo è rilanciare l’economia altoatesina, puntando a far tornare a casa i cervelli, ovvero professionisti di alto livello che oggi lavorano all’estero. Abbiamo sentito alcuni imprenditori del settore high-tech per capire come si muoveranno anche alla luce dell’iniezione di denaro in arrivo dalla Provincia.

«La direzione è quella giusta - dice Federico Giudiceandrea che guida la Microtec di Bressanone, un gioiellino tecnologico specializzato nella produzione di macchinari per la lavorazione del legno - ed è sicuramente un aiuto per riportare in Alto Adige quelli che si definiscono “cervelli in fuga”. Dopo che per un paio d’anni il nostro settore si era fermato, adesso sta tornando a crescere. Tanto che dall’inizio dell’anno ad oggi abbiamo già assunto 4-5 tecnici e se continua così ne assumeremo altri».

Difficile trovare le figure che cercate?

«Sì, anche perché il nostro è un settore di nicchia. Cerchiamo soprattutto ingegneri specializzati in automazione ed elaborazione di immagini. Sono i settori tecnici quelli che oggi offrono ai giovani maggiori possibilità di impiego. Questo i ragazzi devono saperlo quando si trovano a scegliere l’indirizzo scolastico».

Ecco la conferma: alla Microgate e Micro Photon Devices di Vinicio e Roberto Biasi, le aziende della zona produttiva di Bolzano specializzate in cronometri, telescopi e apparecchiature medicali, su 36 dipendenti c’è un unico operaio, tutti gli altri sono ingegneri (di cui quattro ricercatori) o periti elettronici.
«La crisi italiana - dice Vinicio Biasi - si fronteggia andando sui mercati internazionali (per Microgate l’export rappresenta l’82%, il 99% per la Micro Photon Devices) dove però la concorrenza è agguerritissima. Tutto, nel nostro campo e non solo nel nostro, si gioca sull’innovazione. Come facciamo a confrontarci con colossi mondiali della tecnologia? Il fatto di essere piccoli ci consente di essere più flessibili e quindi più veloci».

È un problema trovare tecnici di alto livello?

«Lo è relativamente solo perché lavoriamo in stretta collaborazione con il Politecnico di Milano che ci segnala i ricercatori più bravi e con centri di ricerca internazionali».

Quali sono le figure che cercate?

«In particolare ingegneri elettronici, informatici e aeronautici, questi ultimi in particolare hanno una preparazione di base molto ampia».

Difficile far rientrare in Alto Adige chi è andato a lavorare all’estero?

«Difficile ma non impossibile. Da tre anni per esempio è da noi un professionista di altissimo livello che lavorava al Cern di Ginevra».

Ma perché uno che sta a Ginevra dovrebbe venire a Bolzano?

«Questo, come altri nostri collaboratori, non avrebbe alcun problema a trovare lavoro, non ha che l’imbarazzo della scelta. Se vengono da noi è perché trovano stimolante il campo in cui operiamo».

Non conoscono crisi neppure la Durst e la Alupress, le aziende con filiali all’estero specializzate in stampanti industriali, condensato di altissima tecnologia, che fanno capo all’imprenditore brissinese Christof Oberrauch. Il segreto del successo è sempre lo stesso: innovazione ed export. «Il nostro direttore generale - spiega Oberrauch - è Christoph Gamper, un altoatesino che ha lavorato negli Stati Uniti e in Svizzera. Ma in genere non è facile convincere chi ha specializzazioni di un certo livello a rientrare. Il problema è che non hanno fiducia nel sistema Italia. Inoltre guadagnano meno che all’estero, pur costando di più a causa della pressione fiscale al datore di lavoro. Il sostegno che arriva ora dalla Provincia comunque è un aiuto importante che potrebbe favorire il ritorno di chi ha studiato all’estero e, facilitato già in partenza dalla padronanza di almeno due lingue, non è più tornato».

Il gruppo Salewa, specializzato nella produzione di abbigliamento e attrezzatura tecnica da montagna, esporta l’80% del prodotto. Per Heiner Oberrauch, alla guida del gruppo, è sempre molto difficile trovare la persona giusta: «Oltre all’alta specializzazione, cerco professionisti che sappiano cosa vuol dire andare in montagna e quindi sappiano coniugare l’innovazione con la sicurezza. Oggi sono appena andato a dare il benvenuto a due nuovi assunti: uno è un abruzzese laureato in fisica e aspiranter guida alpina, altro un chimico altoatesino membro del soccorso alpino».

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