Le siriane non si fanno cacciare dal treno

Dirette a Monaco si rifiutano di scendere a Bolzano come ordinato dai poliziotti austriaci: convoglio bloccato per 40 minuti


di Luca Fregona


BOLZANO. Madri, nonne e bambini. Sull’Intercity per Monaco è scattata - improvvisa - la protesta delle donne siriane. Si sono aggrappate ai figli e si sono rifiutate di scendere alla stazione di Bolzano, come ordinato dalla polizia di frontiera austriaca che da settimane ormai viaggia sui treni internazionali sul territorio italiano (da Trento al Brennero) a caccia di clandestini da respingere in Italia. È successo nel tardo pomeriggio di giovedì, sul Roma-Monaco. A raccontarlo è Alice Manfré, signora siciliana in viaggio per la Germania sullo stesso treno. «Alla stazione di Trento sono saliti i poliziotti a controllare (si tratta delle cosiddette “scorte trilaterali” che vedono insieme agenti tedeschi, austriaci e italiani, ndr). Nel mio vagone c’erano una ventina di profughi siriani. Gente dignitosa ma smarrita, non parlavano una parola né di italiano, né di inglese. Figuriamoci il tedesco...». Due grandi nuclei familiari, racconta ancora la signora Manfré: «Donne anziane e giovani, bambini piccoli da 2 ai 10 anni, qualche adolescente e un paio di uomini adulti». I siriani in fuga dalla macelleria dell’Isis, sbarcano in Italia lungo le rotte criminali dell’immigrazione clandestina. Ma la loro vera meta è Monaco, in Germania, da cui si dipana una rete di protezioni e amicizie che poi li “smista” come pacchi in tutto il nord Europa.

I poliziotti austriaci. Nel tragitto da Trento a Bolzano, gli agenti austriaci e germanici circondano i due nuclei familiari, e iniziano - in tedesco - a spiegare che arrivati a Bolzano devono scendere. «Vivo in Germania da 25 anni - prosegue la signora - e parlo perfettamente il tedesco. Il tono era arrogante e non ammetteva replica». Della serie: in Austria, voi, non dovete metterci piede. «La cosa surreale era che questi disgraziati non capivano una parola. Per fortuna c’erano gli agenti italiani della Polfer, che facevano da tramite e cercavano di tranquillizzare le donne». Il treno arriva in stazione a Bolzano alle 18.30. «E lì è successo il finimondo. I poliziotti austriaci si sono fatti più aggressivi, volevano che scendessero tutti subito». In modi spicci, i gendarmi tirolesi fanno capire che chi non scende ora, verrà cacciato dal treno alla fermata di Innsbruck, prelevato sul binario, fotosegnalato, e rispedito al Brennero con la scorta. Non solo: per chi entra in Austria, scatta anche la multa, e se non hanno soldi per pagare, gli sequestreranno tutto quello che hanno. «Alcuni, una decina in tutto, hanno preso paura e sono scesi. Ma le donne si sono rifiutate, si sono strette ai bambini ed hanno iniziato a urlare: “Monaco”, “Monaco”, “Monaco”. Una scena da far venire i brividi».

La situazione sul vagone è di totale stallo. Le donne gridano, i poliziotti austriaci continuano a fare muro, quelli italiani (che hanno comunque l’obbligo di identificare i clandestini e respingerli fuori dall’Italia), cercano di calmare gli animi e far ragionare i tirolesi. Intanto il treno accumula un ritardo di 40 minuti. Gli altri viaggiatori si spazientiscono, si dividono. C’è chi se la prende con i profughi e li insulta, e chi invece li difende. Ma le donne siriano continuano a protestare tenendosi stretti i figli, e la polizia non può costringere i bambini a scendere. Morale: il treno riparte, con le donne e i bambini che hanno tenuto duro. «A Innsbruck le hanno fatte scendere - conclude il racconto la signora Alice - e altro non so».

I poliziotti italiani. Come è andata a finire, lo racconta Mario Deriu, segretario del Siulp (il sindacato di polizia) di Bolzano. «Le hanno fatte scendere, fotosegnalate, multate e ricacciate in Italia. E adesso probabilmente sono qui vagano da qualche parte in attesa di riprendere la strada della Germania». Deriu è indignato e su questa vicenda ha già inoltrato una lunga nota. L’Austria, come è noto, respinge tutti i “clandestini”, poco importa se stiano scappando da stupri, decapitazioni o persecuzioni religiose. Ed è riuscita ad imporre all’Italia - insieme alla Germania che con la stessa “tolleranza” non li vuole far arrivare in Baviera - la presenza dei propri gendarmi sui treni italiani che viaggiano verso il Brennero. Siccome non ci fidiamo di voi, li fermiamo prima noi. «Ci troviamo gli austriaci che fanno rispettare la “loro” legge all’interno dei nostri confini - sbotta Deriu - , è pazzesco. Quello delle scorte trilaterali è uno strumento molto discutibile: mette in discussione la nostra stessa sovranità e le funzioni dei nostri poliziotti. Un fenomeno come questo non si risolve così». La pressione sui poliziotti italiani è pazzesca. Solo al Brennero, l’Austria ha respinto nel 2014 più di tremila profughi. «L’unica soluzione possibile è l’assunzione di responsabilità diretta da parte della Comunità Europea. Il flusso migratorio non può essere ridotto a un problema italiano e di polizia. Siamo di fronte a una vera e propria diaspora dal Medio Orientale e dall’Africa».

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