Leitner, indagato il cappellano del carcere

Il sacerdote ha aspettato due giorni prima di comunicare che gli era scappato sotto gli occhi


Susanna Petrone


BOLZANO. Ha chiamato il carcere giovedì mattina, alle 9.30: «Max Leitner questa notte non è rientrato. Ho visto solo adesso che non si trova nella sua stanza». Ma alla fine don Giuseppe Bussolino, cappellano del carcere di Asti e "tutore" dell'altoatesino, è crollato sotto il peso delle domande degli inquirenti: «Mi ha detto che voleva posare un fiore sulla tomba del padre, in Alto Adige. Quindi siamo partiti. Ma quando mi sono fermato in un'area di servizio vicino a Rovereto, lui è fuggito. E' successo martedì mattina». Ora la sua "buona fede" potrebbe costargli dai sei mesi ai cinque anni di carcere per procurata evasione. Reato per il quale il sacerdote è indagato dalla Procura di Asti. L'INDAGINE Era stato proprio don Giuseppe Bussolini, da anni cappellano del carcere, ad incoraggiare gli inquirenti a concedere permessi all'altoatesino, oramai alla sua quinta fuga. Era stato lo stesso sacerdote a "garantire" per Max Leitner, ospitandolo a casa propria. Ed infatti è lì che avrebbe dovuto rimanere il noto rapinatore di Elvas. Il giudice di sorveglianza di Torino gli aveva concesso un permesso vincolato: il recluso non doveva uscire dai confini di Asti. Domenica, alle 9.30, è uscito, insieme al sacerdote. Ma giovedì non si è presentato. E' fuggito. Con due giorni di vantaggio sulle forze dell'ordine. I DUBBI Gli inquirenti possono, anzi, vogliono credere nella buona fede del cappellano del carcere. Ma il sacerdote dovrà spiegare come mai ha avvisato il carcere con due giorni di ritardo. Non era la prima volta che Leitner lasciava l'istituto penitenziario. Anzi, in passato gli era stato concesso di uscire per incontrare i propri familiari nella città piemontese. Ad aprile un permesso di poche ore: viene accompagnato ad Elvas per dire addio all'anziano padre malato, che morirà pochi mesi dopo. Leitner non potrà partecipare ai funerali. Nessuno si fida del rapinatore. Troppe volte si era già giocato la fiducia degli investigatori. Durante il giorno, rimaneva in isolamento. Non gli era "permesso" avere compagni di cella. Gli venivano somministrati tranquillanti. E soprattutto, doveva sottoporsi ad una terapia psicologica. Ma il sacerdote lo ha preso in simpatia. Fidandosi di Leitner. Ora rischia a sua volta il carcere. LE FUGHE Perché di Leitner non ci si può fidare. E' quello che pensano gli investigatori che per anni lo hanno cercato, trovato, arrestato e poi di nuovo cercato, trovato ed arrestato. In 21 anni è riuscito a collezionare 5 fughe. La sua "carriera" criminale inizia nel 1990. Viene arrestato il 7 agosto dalla polizia austriaca mentre con la sua banda cerca di mettere a segno un colpo su un blindato che trasporta denaro. Mentre si trova nel carcere di Innsbruck tenta diverse volte di fuggire e alla fine ci riesce. Ma viene fermato ed estradato in Italia. Il 9 novembre 1992 Leitner riesce a fuggire dal carcere di Bolzano. Scavalca il muro di cinta e poi si cala con un lenzuolo. Finisce in manette il 2 maggio dell'anno seguente. I carabinieri lo rintracciano in un bosco vicino casa, ad Elvas. La terza fuga risale al 2 giugno 2002. E' stata la fuga più semplice: non torna dal permesso che gli viene concesso durante la sua permanenza nel carcere di Padova. La latitanza, questa volta, si concluderà solo un anno dopo. E' il 30 giugno 2003. Ancora una volta sono i carabinieri che riescono ad arrestarlo mentre si nasconde in un campo di mais vicino a Brunico. Il richiamo della "Heimat" è troppo forte: Leitner cerca sempre di tornare a casa. Poi è la volta del 15 ottobre 2004. Questa volta è il carcere di Bergamo che rischia la "figuraccia". Dopo avere preparato due fantocci in stoffa e lenzuola, Max Leitner e il mafioso Emanuele Radosta, fuggono dopo avere pagato 300 mila euro ad una guardia. Si garantiscono la libertà solo per qualche mese. Il 29 dicembre, infatti, il rapinatore di Elvas finisce nelle mani degli investigatori marocchini. Definirà la sua permanenza nel carcere nord-africano la peggiore della sua vita. Finisce a Napoli. Poi viene di nuovo spostato. La corsa termina ad Asti, dove si spera sconti gli ultimi anni di carcere, aspettando che arrivi il 2019. Anno di rilascio. Il lupo perde il pelo ma non il vizio: quella data è troppo lontana per Leitner. Arriva il 25 ottobre 2011. La quinta fuga. Ora tutti lo cercano. Di nuovo. Chissà quanta libertà respirerà questa volta, prima di tornare in carcere. Se ci tornerà.

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