GIUSTIZIA

Licenziato per «droga», il giudice lo fa riassumere 

Il caso riguarda un dipendente delle Poste Italiane, cacciato dal posto di lavoro dopo una condanna. Per la Cassazione si tratta di vicenda extralavorativa



BOLZANO. L'azienda lo aveva licenziato a seguito di un patteggiamento in sede penale (ad un anno e 4 mesi di reclusione) per una vicenda di droga, ritenendo che la vicenda emersa avesse rotto il necessario vincolo fiduciario che lega un dipendente all’azienda .

Il provvedimento fu impugnato dall’interessato davanti al giudice del lavoro il quale respinse il ricorso. Il giudizio d’ appello portò però ad un ribaltamento della sentenza. Il licenziamento, infatti, fu ritenuto illegittimo ed annullato con conseguente obbligo di reintegro del lavoratore. Ora la Corte di Cassazione (a cui aveva fatto ricorso Poste Italiane spa) ha confermato la sentenza di secondo grado chiudendo definitivamente la vicenda.

La Corte di Cassazione ha ritenuto giuridicamente fondata la valutazione dei giudici di secondo grado secondo i quali non si poteva ritenere che una vicenda di droga potesse integrare una giusta causa di licenziamento, «considerata la natura extralavorativa del comportamento» del lavoratore, non interferente sulle mansioni svolte che erano «di natura esecutiva, senza connotazioni di responsabilità né a contatto con il pubblico». 













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