IL CASO

Licenziato per ubriachezza, il giudice lo fa riassumere 

La giunta comunale ha “dovuto” accettare la proposta di conciliazione. Il provvedimento era stato assunto dopo una serie di assenze ingiustificate



BOLZANO. «E adesso dove lo mettiamo? Arrivava ubriaco in ufficio e ha fatto una serie di assenze ingiustificate: una situazione inaccettabile. Lo abbiamo spostato in settori diversi, non è servito a niente». Questa, a quanto pare, la prima reazione ieri in Comune, quando si è saputo che il dipendente licenziato a marzo, dopo una serie di richiami caduti nel vuoto, piaccia o no, dovrà essere riassunto.

La decisione, sofferta, è stata assunta ieri mattina dalla giunta comunale.

«La conciliazione - ha commentato il sindaco Renzo Caramaschi - è stata proposta dal giudice del lavoro e condivisa dagli avvocati dell’amministrazione municipale. Non potevamo fare diversamente».

A quanto pare nel motivare il provvedimento di licenziamento, ci si sarebbe dimenticati di specificare che il comportamento inaccettabile del dipendente, che aveva costretto l’amministrazione ad adottare la misura disciplinare più grave, non era limitato ad un caso o due, ma gli episodi erano stati “reiterati”.

Una svista che la difesa ha sfruttato ovviamente.

Risultato: il dipendente dovrà essere riassunto e con tante scuse, oltre che probabilmente con gli arretrati.

A questo punto l’amministrazione non può che sperare che - dopo quanto accaduto - la lezione sia in qualche modo servita a fargli cambiare atteggiamento.

È chiaro che se una giunta comunale - sicuramente più tollerante di un datore di lavoro privato - è arrivata a deliberare il licenziamento di un suo collaboratore, significa che la situazione era diventata davvero insostenibile.

A quanto pare nessun capo ufficio né capo ripartizione riusciva a gestire quel dipendente che, spesso e volentieri, si presentava al lavoro in preda ai fumi dell’alcol. Richiamato dai superiori, se ne infischiava e li copriva di insulti.

Non solo.

Ha cumulato, nel corso dei mesi e degli anni, assenze su assenze, la stragrande maggioranza ingiustificate.

L’amministrazione ha tollerato; ha chiuso un occhio, a volte anche due; ci si è interrogati a livello di dirigenti e di amministratori su cosa si poteva fare, per non metterlo su una strada. Sono partite le lettere di richiamo; si è provato a spostarlo d’ufficio: tutto inutile.

Dai richiami si è passati alla sospensione, ma anche quella misura non ha sortito alcun effetto. Per questo, a primavera, la giunta - persa ogni speranza - aveva approvato il licenziamento. Ieri la marcia indietro: il dipendente tornerà a lavorare per il Comune.













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