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Liste d’attesa, mesi per una visita. Medici rassegnati: «Così da anni» 

Il ministero boccia l'Alto Adige nelle aree prevenzione e distrettuale per quanto riguarda i livelli essenziali di assistenza. «Prime visite Cupp spesso inadeguate a risolvere i problemi di salute dei cittadini che così affollano il Pronto soccorso»


Valeria Frangipane


BOLZANO. Liste d’attesa, che disastro. In Italia siamo penultimi in classifica. Una questione che gli altoatesini conoscono bene. Sanno che per troppe visite specialistiche, in mancanza di una richiesta urgente, tocca attendere mesi. Ogni anno il ministero della Salute pubblica il report “Monitoraggio dei Lea (livelli essenziali di assistenza) che, attraverso l’assegnazione di un punteggio, attesta l’erogazione delle prestazioni sanitarie che regioni e province autonome devono garantire ai cittadini. Si tratta di una vera e propria “pagella” che permette di identificare i promossi (adempienti), meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale, e i bocciati (inadempienti).

E la Fondazione Gimbe - che li ha analizzati - posiziona la provincia di Bolzano al penultimo posto, davanti solo alla Sardegna e dietro la Campania. Nel decennio 2010-2019, riferisce Gimbe, la percentuale cumulativa degli adempimenti dell’Alto Adige ai Lea è stato del 57,6% (media Italia 75,7%). Decisamente male. Bocciati - e ultimi in classifica - nell’area “prevenzione” con un punteggio del 53.8% (Emilia Romagna e Veneto viaggiano sopra il 94%). Male anche l’area “distrettuale”- risultiamo terzultimi - con un punteggio del 53.% (Emilia Romagna al 94% e Veneto al 97%). L’area “ospedaliera” ci vede nella seconda parte della classifica - per fortuna non in fondo - al 72.8% quando il Trentino è in testa col 97%. Insomma arranchiamo.

Fondi tagliacode.

Il presidente Arno Kompatscher - che ha la delega alla sanità - conosce bene il problema ed ha annunciato fondi importanti per tagliare le attese, sempre ricordando che il ministero ha assegnato all’Alto Adige - per recuperare i ritardi accumulati nel 2021 - ulteriori risorse dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Si tratta di 4,5 milioni di cui 3,9 per recuperare interventi, 150.000 per screening e 380.000 per visite specialistiche.

Lunghi mesi di attese.

C’è molto lavoro da fare perchè le attese restano infinite. A seguire solo alcuni esempi di visite non urgenti, aggiornate a ieri.

Visita fisiatrica (sempre più anziani ne hanno bisogno): 97 giorni lavorativi a Bolzano, 71 Merano, 93 Brunico e 47 Bressanone.

Reumatologica: 91 giorni a Bolzano, 68 Merano, 70 Bressanone e 63 Brunico. Visita pneumologica: 71 giorni a Bolzano, 61 Merano, 110 Brunico e 84 Merano.

Gastroenterologica: 191 giorni a Bolzano; Otorinolaringoiatrica: 72 giorni a Bolzano, 29 a Merano, 128 a Brunico e 118 a Bressanone. Visita ortopedica: 155 giorni a Bolzano, 92 Merano, 120 Bressanone e 90 Brunico. Neurologica: 161 a Bolzano, 141 Merano, Bressanone 208. Visita oculistica; 135 giorni a Bolzano, 103 Merano, 99 Brunico e 93 Bressanone. Per la visita internistica a Bolzano l’attesa è di 62 giorni, 112 a Merano e 215 Brunico. Un’ecografia al seno ha attese di 118 giorni a Bolzano, 209 Merano, 106 Bressanone e 15 Brunico.

Anaao: problema annoso.

Un problema antico, peggiorato con il Covid. Edoardo Bonsante - segretario provinciale dei medici ospedalieri Anaao - dice che in provincia di Bolzano diventano ospedaliere prestazioni che andrebbero erogate altrove. Servizi che dovrebbero essere offerti fuori dall’ospedale, di cui si parla da decenni ma mai costruiti. Se ci fosse la volontà sul “territorio” si potrebbero fare cose molto belle, con specialisti motivati. Ora abbiamo il Pnrr che ci obbligherà a costruire le case della salute (case della comunità). Ma cosa saranno, visto che non si è implementato l’investimento sul personale, la cui carenza resta a tutt’oggi in certi ambiti quasi drammatica? Temiamo cattedrali nel deserto. E poi - continua - si è deciso di affidare la gestione delle liste d’attesa sempre più al Cupp (Centro unico di prenotazione provinciale) che pur lavorando al meglio è chiamato ad un ruolo che non può svolgere. Le prime visite Cupp - infatti - spesso sono inadeguate a risolvere i problemi di salute dei cittadini perché mancano ambulatori dedicati per patologie. Se troppe risorse di personale medico vanno alle visite di primo livello, non si riesce poi a garantire altrettanto personale per esami più approfonditi o a prendere realmente in carico il paziente. I cittadini lo hanno capito molto bene ed affollano il Pronto soccorso».

 













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