Lutto nell’architettura, è morto Mayr Fingerle 

Decesso improvviso. Il professionista è stato trovato morto nella sua casa. Aveva 68 anni Tra i suoi progetti quello del Polo bibliotecario, molto impegnato anche nell’attività culturale



Bolzano. La sua ultima mostra è ancora aperta e stava immaginando la successiva. Perché Christoph Mayr Fingerle è stato un architetto per il quale il lavoro culturale è andato di pari passo con i progetti. È morto a 68 anni, all’improvviso. Mayr Fingerle è stato trovato morto ieri mattina nella sua casa. L’allarme è stato dato da parte di amici che non riuscivano a contattarlo. Era atteso ieri a Innsbruck per un appuntamento di lavoro. Era uno degli architetti più noti della città. Si era laureato a Innsbruck nel 1978 e nel 1981 aveva aperto lo studio a Bolzano, prima associato con Bernhard Kieser e Zeno Bampi, poi da solo in via Sant’Osvaldo.

In settembre era stata inaugurata al Museo Civico la mostra «Amonn & Fingerle», ricostruzione accurata della storia di uno degli studi di punta di Bolzano nel periodo 1906-1940. August Fingerle, socio di Marius Ferdinand Amonn, era lo zio di Christoph Mayr Fingerle.

«Christoph è stato il promotore e curatore di questa mostra», riferisce l’assessore alla Cultura Juri Andriollo.

Tra i progetti più importanti che ha firmato, un lotto del nuovo quartiere Casanova. La grande notorietà in città gli era arrivata per il progetto del Polo bibliotecario, una vicenda turbolenta e dalla conclusione amara per il professionista. Le reazioni negative all’ipotesi di abbattimento integrale delle ex Pascoli erano sfociate nella modifica del progetto, chiesta dalla Provincia a Mayr Fingerle, con la salvaguardia della facciata e della scalinata storica. Poi era arrivata la decisione della Provincia di effettuare una gara d’appalto integrato, che prevede anche la progettazione. Subentrata Condotte, Mayr Fingerle era uscito dalla operazione, con grande disappunto. Il progetto del polo bibliotecario resta comunque basato sul suo lavoro. Nell’intensa attività culturale, figura la fondazione dell’associazione galleria ArgeKunst di via Museo. Mayr Fingerle era un battitore libero, un temperamento forte. Nel fermento della discussione cittadina sul progetto Benko, si era schierato in difesa dei palazzi di via Alto Adige. Nel ricordo di Carlo Azzolini c’è la storia di una generazione di architetti che ha segnato la provincia: «Ci siamo trovati all’Ordine degli Architetti dall’inizio degli anni Ottanta al Duemila. Io ero presidente, con Christoph c’erano anche Silvano Bassetti, Wolfgang Piller e Oswald Zoeggeler. Eravamo giovani, italiani e sudtirolesi, arrivavamo da università diverse. È stato un periodo d’oro. Volevamo svecchiare la professione e si lavorava tanto, perché erano gli anni del lancio della architettura pubblica nei paesi: scuole, case della cultura, biblioteche. C’erano i concorsi, la riflessione sul territorio. Anche grazie a Mayr Fingerle e Bassetti l’Ordine si è trasformato, puntando sull’attività culturale. È nata la rivista Turris Babel, organizzavamo convegni. Christoph era molto attento. È sempre stato aggiornato sulla scena austriaca e tedesca e portava questi stimoli tra noi». FR.G.

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