Mancano gli assistenti Scolari disabili a casa

Alcuni istituti costretti a positicipare l’ingresso degli alunni con difficoltà I genitori: «La Provincia garantisca questo diritto basilare, i casi sono aumentati»


di Alan Conti


BOLZANO. Bambini invitati ad entrare più tardi a scuola perchè completamente sprovvisti della necessaria assistenza. Continua ad essere critica la situazione per molti alunni che hanno bisogno di un sostegno all'interno delle aule scolastiche, da poco tornate occupate dagli studenti. Qualche dirigente ha dovuto chiamare le famiglie per chiedere di posticipare l’entrate o posticipare l’uscita dall’istituto per mancanza degli assistenti all’integrazione. Un tema spinoso che va affrontato con una premessa sostanziale. «Gli assistenti sono una cosa differente dagli insegnanti di sostegno» spiega il presidente dell’associazione dei genitori con figli portatori di handicap (all’interno della federazione per il sociale) Hansjörg Elsler. «I primi non sono docenti e servono esclusivamente a seguire gli alunni nelle pratiche quotidiane che non sono in grado di svolgere da soli. Sono un accompagnamento essenziale. Gli insegnanti di sostegno, invece, vengono assegnati con una proporzione di uno ogni cento alunni iscritti nell’istituto e sono docenti a tutti gli effetti. I primi devono esserci, i secondi hanno più compiti e non sono strettamente individuali».

Purtroppo l’assistenza degli assistenti ha costretto alcuni alunni a casa. E siamo appena all’inizio dell’anno. «Sì, è capitato e purtroppo questo non è accettabile. Il diritto ad andare a scuola deve essere salvaguardato, quindi vanno trovate delle constromuisure per ovviare a questo disagio». La destinataria dell’invito è, naturalmente, la Sovrintendenza scolastica e più in generale la Provincia. «La possibilità di entrare in classe va garantita, poi sulla presenza assidua possiamo anche discuterne». Ovvero? «Noi non sosteniamo che debba sempre esserci qualcuno a supporto dello studente con difficoltà. L’integrazione passa anche attraverso momenti in cui il bambino o il ragazzo viene lasciato all’interno del gruppo classe senza la presenza dell’assistente o del docente di sostegno. È proprio una formula per favorire il processo di inserimento. Non chiediamo, quindi, una copertura totale che con questi numeri sarebbe anche difficile».

La Provincia sostiene di non aver mai diminuito il personale a disposizione. «Su questo ha ragione - conferma Elslser - ma il problema di fondo è che sono aumentati gli studenti con le diagnosi. È evidente che con un corpo personale invariato diminuisce la percentuale di tempo che si può mettere a disposizione di ogni singolo scolaro in difficoltà. Tra gli assistenti, poi, molto spesso le formule di collaborazione sono part time per permettere agli stessi professionisti di seguire più casi».

Non tutto, però, è negativo. «No, dobbiamo ammettere che le scuole si danno molto da fare per cercare di garantire le risorse necessarie e certi disagi possono anche essere figli di un’organizzazione complessiva che deve ancora entrare pienamente a regime essendo passate poche settimane dall’inizio della scuola. Va anche detto che l’insegnante di classe ha comunque la responsabilità su tutti i bambini che segue, quindi una garanzia in questo senso l’abbiamo sempre. Certo non si può pensare di lasciarli a casa».

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