IL CASO

Mancato ricovero, gravi accuse per il 118 

Il giudice ordina l’imputazione coatta per due operatori che ora rischiano il processo per omicidio colposo in concorso


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Due operatori del 118 rischiano concretamente di finire sotto processo con l’accusa di omicidio colposo in concorso in relazione al decesso di una donna bolzanina di 76 anni che, nonostante una valutazione clinica allarmante del medico di guardia, non venne trasportata in ospedale per una sospetta emorragia intestinale in atto. Il giorno successivo la donna morì. Il dramma risale a quattro anni fa. A provocare l’intervento della magistratura con un dettagliato esposto su quanto avvenuto è stata la figlia dell’anziana che per vedersi riconoscere la fondatezza della denuncia ha dovuto dare battaglia legale anche alle sorprendenti prese di posizione della Procura della Repubblica. È stato il giudice delle indagini preliminari Emilio Schönsberg ad andare a fondo alla vicenda e a respingere l’istanza di archiviazione depositata dalla pubblica accusa. A questo punto il fascicolo torna in Procura con la disposizione del giudice di formulare il capo d’imputazione coatto. Sarà un nuovo pubblico ministero a questo punto ad occuparsi del caso, a formulare il capo d’imputazione e a chiedere al Gup il rinvio a giudizio dei due inquisiti destinati a passare da indagati ad imputati. Sulla vicenda si preannuncia una vera e propria battaglia legale perchè il dramma sembra legato ad una inadeguata composizione (sotto il profilo delle competenze sanitarie) dell’equipaggio intervenuto in casa della vittima, con inevitabili accuse anche nei confronti del centralinista del 118 che non avrebbe valutato adeguatamente la situazione sotto il profilo clinico.

Al centro del caso c’è come detto una donna bolzanina di 76 anni in buone condizioni generali di salute anche se costretta a seguire una cura ematologica con farmaci anticoagulanti. Un giorno la donna avverte un persistente mal di stomaco. La figlia interviene e si rivolge al medico di base esprimendo il timore di una emorragia anche perchè l’anziana evidenzia diarrea nera. Il medico di base (che non è mai finito sul registro degli indagati) fa una prima diagnosi (pur non visitando la paziente) ipotizzando una influenza intestinale, prescrivendo alcuni farmaci a base di fermenti lattici. Un paio di giorni dopo, però, la situazione si aggrava. La figlia ed il compagno della vittima si rivolgono al medico di guardia il quale indica loro la necessità di chiedere subito un intervento del 118 per trasportare l’anziana urgentemente in ospedale. Così in effetti avviene. A casa dell’anziana arriva l’ambulanza con tre operatori, due volontari ed un capo equipaggio privo di competenze sanitarie. Quest’ultimo, pur non avendo alcun titolo per farlo, visita sommariamente la paziente e si prende la responsabilità di diagnosticare nuovamente una influenza intestinale omettendo di trasportare l’anziana all’ospedale.

Il giorno successivo la donna muore. Sotto inchiesta, con l’accusa di omicidio colposo in concorso, sono il capo equipaggio dell’ambulanza e l’operatore telefonico del 118. Agli atti del procedimento c’è anche la registrazione di una comunicazione telefonica tra i due indagati in cui il capo equipaggio dell’ambulanza indica (su precisa domanda del centralinista) di “aver visitato la paziente” pur non avendo avuto alcun titolo per farlo. Da parte del centralinista non vi sarebbe stata alcuna valutazione critica per il fatto che si fosse giunti ad una diagnosi rassicurante nonostante la paziente non fosse stata visitata da nessun medico. Nel corso dell’istruttoria penale è stata effettuata anche una perizia medico legale nella quale il consulente rileva che le possibilità di guarigione dell’anziana (in caso di ricovero tempestivo in ospedale) sarebbero state molto alte. Tecnicamente parlando si tratta di un particolare importante perchè da un punto di vista processuale emerge il nesso causale l’evento contestato (mancato ricovero) e la morte della paziente. Nel provvedimento di rigetto della richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, il giudice Schönsberg rileva l’inattendibilità dei due volontari dell’equipaggio del 118 che sono stati sentiti come testimoni e che hanno sostenuto che la figlia della vittima non avrebbe mai fatto presente che il medico di guardia avesse indicato la necessità di procedere ad un rapido ricovero. Una versione dei fatti che il giudice ha ritenuto inverosimile alla luce della registrazione della precedente telefonata con la guardia medica da cui si deduce che almeno il centralinista telefonico fosse al corrente della situazione clinica allarmante.

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