Martina, unica donna alla guida del “gatto” con gli specchietti rosa 

Blaas, 25 anni, abita a Nova Levante e la sera, quando  chiudono gli impianti, fa il maquillage alle piste di Carezza


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Due metri e mezzo di larghezza, circa il doppio di lunghezza, una cabina in vetro e all’interno alta tecnologia, unica concessione al gusto femminile gli specchietti rosa fuscia così come le bande laterali della pala anteriore: è il gatto delle nevi di Martina Blaas, 25 anni di Nova Levante.

Di giorno lavora come barista in una baita a Carezza, la sera - due o tre volte alla settimana - s’infila pantaloni da sci, giacca a vento, guanti e si mette ai comandi di quel gigante d’acciaio che esce dall’hangar solo quando fa buio e anche gli ultimi sciatori sono già sulla strada di casa.

Rientra quando è ormai notte, dopo aver riparato i “danni” causati dalle discese di migliaia di sciatori, perché al mattino, quando riaprono gli impianti, le piste devono essere di nuovo perfette, lisce con un tavolo da bigliardo.

«È cominciato tutto per caso - racconta Martina - quando un amico mi ha invitata ad andare due-tre volte ad Obereggen con il gatto delle nevi. Mi è piaciuto subito. E allora ho chiesto alla società degli impianti di Carezza se potevo provare».

Una richiesta “strana” perché in genere i gattisti sono uomini, ma comunque l’hanno subito accontentata: «Prova», le hanno detto.

E lei non se l’è fatto ripetere. «Il primo giorno che sono salita su un gatto avevo le unghie rosa fucsia e ho voluto anche gli specchietti in tinta. Da allora sono passati due anni e mi sono appassionata a questo lavoro».

Lei, unica donna in Alto Adige in un piccolo esercito di gattisti maschi, a Carezza è addetta al “maquillage” delle piste dei sette skilift oltre che dell’area “Kinderland: «Comincio intorno alle cinque di sera quando le piste chiudono e vado avanti per due-tre ore dipende da come è messo il tracciato. Le variabili da tener presenti sono più d’una: umidità, temperatura, neve fresca, altezza. L’abilità sta nel tirare il manto in maniera perfetta: vanno eliminati dossi e cunette che potrebbero causare brutte cadute. Bisogna vedere dove manca la neve, sapere dove andarla a prendere evitando di “sporcarla” con la terra, non si devono lasciare placche di ghiaccio né bordi tra una battitura e l’altra. Credo di sapere cosa vuole lo sciatore, per il semplice fatto che scio anch’io».

Ma per guidare un gatto delle nevi bisogna avere una patente o un’abilitazione speciale?

«Non è richiesta né la patente né un’abilitazione particolare, ma prima di mettersi alla guida di questi mezzi bisogna seguire dei corsi, in particolare per quanto riguarda la sicurezza. E poi l’importante, come in tutte le cose, è andare, fare esperienza perché ogni volta il terreno su cui ti muovi è diverso: una volta la neve è ghiacciata, un’altra è pappa. Di buono c’è che quest’anno - dopo stagioni avare di precipitazioni e con temperature troppo elevate anche per gli impianti di innevamento artificiale - la neve è caduta abbondante e in giro ci sono moltissimi turisti. Il lavoro dunque non manca».

Per il momento Martina ha le giornate sempre piene: al mattino al bancone della baita a servire caffé, cioccolata calda, tè e alcune sere alla settimana fuori, con il gatto.

Per il prossimo inverno spera di potersi dedicare esclusivamente alle piste.

«Forse è difficile da capire ma è a me piace moltissimo. La prossima stagione vorrei lavorare l’intera settimana e possibilmente su un mezzo più grande di quello che uso oggi. Poi, in estate, torno dietro il bancone del bar».

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