Sanità

Medici di base: 77 posti vacanti, la Provincia rilancia il bando 

La pediatra Leuzzi: «Il primo avviso pubblicato a livello provinciale è andato deserto, si riprova a livello nazionale». Piccoliori: «Stiamo facendo una ricerca per capire perché tra i giovani laureati non ci sia interesse per questa professione»


Antonella Mattioli


BOLZANO. Da Bolzano ad Andriano, da Bronzolo a Laives, a San Genesio, e poi ancora Terlano, Cardano, Vadena ci sono complessivamente 77 posti di medico di medicina generale ancora vacanti; a questi - dalla Val d’Ega all’Alta e Media Val Venosta - si aggiungono altri 7 posti di pediatra. Numeri che fotografano, confermandola, la drammaticità della situazione altoatesina, dove è sempre più difficile riuscire ad ottenere un appuntamento; per non parlare di una visita, con il medico di famiglia che, soprattutto dopo la pandemia, è oberato da burocrazia, mail, telefonate, lamentele.

Per coprire gli 84 posti vacanti la Provincia ha annunciato la pubblicazione di un bando: le domande vanno presentate entro l’11 agosto; i contratti sono a tempo indeterminato e quindi è richiesto anche l’attestato di bilinguismo.

Il primo bando deserto

«In base agli accordi - spiega Rosalba Leuzzi, presidente provinciale della Federazione della Fimp (Federazione nazionale medici pediatri) - il primo bando era stato pubblicato, a livello locale, nei mesi scorsi ed era aperto ai medici in graduatoria, ma era andato deserto: credo che sia stato coperto un solo posto sui 78 previsti inizialmente per i medici di medicina generale. Adesso la Provincia ci riprova: il bando viene pubblicato attraverso la Sisac (Struttura interregionale sanitari convenzionati) ed è aperto anche a chi non è in graduatoria. Purtroppo, la situazione sta diventando sempre più pesante, nonostante gli sforzi fatti dalla Provincia».

Che ci sarebbero stati dei “buchi” negli organici era previsto; quello che non si poteva immaginare forse è che con la pandemia si aprissero delle voragini. Chi era vicino alla pensione, stressato da due anni molto pesanti, ha scelto di andarsene. «E adesso siamo all’assurdo - commenta Claudio Volanti, presidente dell’ordine dei medici - che si cerca di coprire i posti lasciati liberi da chi va in pensione, con pensionati disposti a rientrare a dare una mano».

Pochi iscritti in Formazione

«Purtroppo - spiega Giuliano Piccoliori, medico di medicina generale a Santa Cristina e responsabile scientifico dell’Istituto di medicina generale della Claudiana - tra i giovani laureati c’è scarso interesse per questa specializzazione che in Italia, ormai unico Paese in Europa, non è riconosciuta come tale. Ogni anno la Provincia mette a concorso 30 posti per il corso di formazione che è triennale; addirittura, cosa che non avviene nel resto d’Italia, sono consentiti due accessi: uno a giugno e uno ad agosto. Ma finora gli iscritti sono 9; non credo che ad agosto saranno molti di più.

Quest’anno, al termine del corso di formazione, si sono diplomati in 10. In passato, quando nel resto d’Italia bisognava attendere anni, per accedere al corso di formazione, erano più d’uno i laureati che si iscrivevano da noi, anche perché il nostro Istituto di formazione, è riconosciuto essere di buon livello. Oggi non è più così; i tempi d’attesa sono stati drasticamente ridotti, e quindi è venuto meno anche l’interesse. In Alto Adige inoltre è richiesto l’attestato di bilinguismo e c’è un costo della vita molto elevato che non incoraggia a trasferirsi qui».

La ricerca

Ma per capire le ragioni della carenza di vocazioni per questa branchia importantissima della medicina e cercare di intervenire, proprio l’Istituto di medicina generale è partito con un’indagine condotta tra gli studenti di medicina.

«I risultati - spiega Piccoliori - si conosceranno a fine agosto. Le cause - a mio avviso - oltre che nel mancato riconoscimento della specializzazione, sono da ricercare nella qualità del lavoro. In Alto Adige il medico di medicina generale spesso si trova da solo; non può neppure contare sull’aiuto di una segretaria. In Veneto o in Emilia Romagna invece ci sono già le case di comunità, dove operano più medici che possono contare anche sulla presenza di diverse figure professionali; oltre ad essere dotati di un certo tipo di strumentazione. La volontà di fare c’è anche qui. Il presidente Kompatscher ha presentato un piano ambizioso da finanziare con il Pnrr, ma se non c’è il personale, rischia di rimanere lettera morta».

Intanto, a livello nazionale, per fronteggiare le carenze di medici di medicina generale, si è previsto che anche un tirocinante, neolaureato, possa assumere l’incarico ed avere fino ad un massimo di mille pazienti. «Spero - auspica Piccoliori - che in Alto Adige non si applichi alla lettera perché sarebbe una pericolosa follia».













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