Memc, obiettivo ripresa in novembre per l’80%

Ora che le nubi sono diradate, si parla dei tempi di ritorno al lavoro degli operai Schwarze (Cgil): «La cassa integrazione straordinaria resterebbe solo per 60»


di Ezio Danieli


MERANO. I passi finora compiuti, per sbloccare la situazione della Memc, sono considerati importanti da tutte le parti in causa.Ma l'argomento dominante è quando potrà riprendere la produzione allo stabilimento di Sinigo e, soprattutto, quanti lavoratori torneranno alla loro occupazione? Domani in Provincia dovrebbe arrivare il progetto di Terna per il ripristino della linea in alta Val d'Isarco e il collegamento alla rete austriaca. Poi la giunta provinciale - che ha già approvato l'interramento della linea elettrica all'interno dello stabilimento - dovrà dire sì al progetto. I lavori nella zona del Brennero dovrebbero iniziare a settembre e una volta allacciati alla rete austriaca, le agevolazioni per la Memc (e altre aziende altoatesine) dovrebbero scattare. Sarà un passo in avanti ulteriore perchè i costi dell'energia attualmente incidono per il 35% sui costi di produzione del silicio. Contemporaneamente per la fine di quest'anno dovranno essere pronti i parametri per sfruttare l'inserimento della Memc fra le aziende “energivore” con ulteriori vantaggi per l'azienda, considerata strategicamente importante proprio perchè è unica, sul territorio nazionale, a produrre policristallo per la realizzazione di pannelli solari.

«Tutti risultati positivi quelli raggiunti - commenta Stefano Schwarze, del sindacato Filctem Cgil - che salutiamo con soddisfazione. Ma nostro impegno prioritario è salvaguardare l'occupazione. Ci attendiamo da Memc impegni precisi sul mantenimento dei livelli occupazionali».

La situazione attuale a Sinigo è che su oltre 500 lavoratori, 300 sono in cassa integrazione, 200 sono impegnati nella lavorazione del monocristallo per l'elettronica.

«Noi speriamo - dice ancora Schwarze - di arrivare al fine novembre con il ritorno al lavoro di almeno l'80% dei cassintegrati, ovvero circa 240, e di applicare ai rimanenti la cassa integrazione straordinaria a rotazione».

Preoccupante è però il numero delle dimissioni volontarie (o per scadenza del contratto a termine) che hanno già raggiunto quota 65.

«Una ripresa della produzione, che comunque richiederà 3 o 4 mesi per rimettere in funzione i macchinari, è auspiscabile avvenga al più presto - dice ancora Schwarze - ma c'è il rischio di altri sacrifici per gli attuali dipendenti. E' ovvio che i sindacati auspicano un ritorno di tutti al lavoro ma sarà difficile, anche se molto dipenderà dal mercato che sta dando segnali di ripresa, sia pur lenta».

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