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Merano, dallo scavo spuntano le mura del XIII secolo

Trovate tra il municipio e il Castello Principesco assieme ad antiche monete. Il vicesindaco Andrea Rossi: «Importante scoperta che ci piacerebbe salvaguardare»


di Robert Tosin


MERANO. Pochi metri più in là, quando erano stati fatti gli scavi per i sottoservizi, del muro di cinta della città non c’era traccia. Probabilmente, si era ipotizzato, quando fu costruito il castello Principesco fu tutto raso al suolo. Ecco perché quando nei giorni scorsi la ruspa che sta facendo i lavori nel futuro giardino alle spalle del municipio ha incocciato in una costruzione in sassi c’è stata grande sorpresa. Da sottoterra è spuntato un pezzo del muro che difendeva i confini nord della città nel tredicesimo secolo, prima ancora che il castello fosse costruito. Un ritrovamento che, nell’anno dei festeggiamenti per i 700 anni della città, casca a fagiolo.

D’obbligo, quindi, l’intervento degli archeologi che in questi giorni stanno scavando con cura per mettere in luce quanto rimasto. Nella pulizia dell’area sono emersi anche cocci e soprattutto alcune monete di Mainardo II di Tirolo. Quello che il passare dei secoli ci ha lasciato è la base del muro (da 50 centimetri al metro di pietre addossate l’una all’altra) che poteva in origine essere alto tre o quattro metri, ma anche un curioso reticolo di altre tracce successive, come un muro che probabilmente cingeva una proprietà privata, la base di una stalla, poi di un ristorante e infine pure di un bagno pubblico. In pochi metri, insomma, l’evoluzione di un piccolo terreno nei secoli fino ai giorni nostri.

Si tratta di pagine di storia che raccontano l’evoluzione di una città. Per questo ora si pone il problema della loro memoria. «Non abbiamo ancora affrontato la questione - spiega il vicesindaco Andrea Rossi - ma è chiaro che ci piacerebbe in qualche modo rendere fruibile questo tesoro storico. Cosa però per niente facile, quindi dovremo rifletterci per bene». Quell’area è destinata ad essere un punto verde a servizio del castello Principesco, un’area dove farci per esempio i matrimoni o per fermarsi su una panchina. Nessuna esigenza quindi di far sparire tutto per costruirci sopra un condominio. Probabilmente salvare il muro così com’è è impossibile, ma nessuno vieta ad esempio di “spostarlo” e portarlo a livello del piano di calpestio, oppure ancora di renderlo visibile con una “finestra” in vetro per vederne almeno un pezzo. Quello che però servirebbe davvero, e lo sostengono gli esperti del settore, è un progetto complessivo che trasformasse i pezzi di mura di cinta trovati in città in diversi punti in un percorso logico storico-culturale complessivo, con una sua valenza - va da sé - turistica.













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