BOLZANO

Mercalli: «Il caldo sta corrodendo le Dolomiti»

Il climatologo: «Il surriscaldamento globale accelera i processi di distacco in modo preoccupante»



BOLZANO. «Non ci possiamo stupire di quanto accaduto in Alta Val Pusteria, perché siamo destinati a vedere sempre più crolli di questo tipo nelle Dolomiti». Il climatologo Luca Mercalli ha seguito con attenzione quanto accaduto sulla Piccola Croda Rossa e le cause sono preoccupanti. «Come hanno riportato perfettamente i geologi, la causa di questi distacchi è la progressiva erosione dello strato di permafrost. Si tratta del ghiaccio perenne che salda le rocce tra loro. L’aumento delle temperature diminuisce la capacità di “presa” e può aprire le fratture da cui scaturiscono i crolli».

Crollo sulla Piccola Croda Rossa: si staccano 500 mila metri cubi di roccia Temuto da giorni, il crollo si è verificato fra venerdì 19 e sabato 20: chiusi un sentiero e, per l'immensa nuvola di polvere sollevata, la strada per Prato Piazza

Le Dolomiti, quindi, sono in pericolo. «Chiariamo che, per la loro conformazione, le Dolomiti sono comunque montagne friabili e destinate a conoscere mutamenti di questo tipo», risponde Mercalli, «Certo che il riscaldamento termico accelera in modo preoccupante questo fenomeno».

Scendendo nel dettaglio, con il caldo alcuni strati di permafrost si trasformano in semplice ghiaccio, destinato a sciogliersi. Gli esperti lo definiscono «strato attivo», perché cresce e poi diminuisce in base alle stagioni. La trasformazione da ghiaccio perenne a ghiaccio destinato a sciogliersi può avere conseguenze drammatiche sulla tenuta della montagna. I dati, prosegue Mercalli, «ci dicono che da quindici anni subiamo stagioni estive con temperature superiori alla media. Il luglio 2015 è stato il più caldo nella storia italiana. Il luglio 2016 il più caldo nella storia mondiale, anche se noi lo abbiamo avvertito di meno. Questo significa che se il permafrost a 3.000 metri fino a qualche anno fa era destinato a sopravvivere come ghiaccio perenne, oggi non abbiamo più questa certezza». I valori estivi, d’altronde, sono quelli che fanno la differenza nel destino dei ghiacciai. «Certo, perché se in inverno in quota abbiamo 9 o 12 gradi sotto zero cambia poco, ma se ad agosto si supera la piccola soglia tra 0 e 1 grado, allora iniziano le preoccupazioni», spiega Mercalli, «Nell’ultimo periodo, va da sé, si è anche innalzata la quota dello zero termico. Alcune delle conseguenze più evidenti sono proprio le frane come quella della Piccola Croda Rossa».

[[(Video) Braies, il video della frana sulla Piccola Croda Rossa]]

Cosa dobbiamo aspettarci, allora, da uno scenario così? «Io lavoro più sulle Alpi Occidentali che non nelle Dolomiti e qui abbiamo rocce più dure, ma alcuni effetti simili iniziano a manifestarsi anche sul Monte Cervino. L’altro giorno in Valle d’Aosta abbiamo assistito allo scioglimento di un piccolo lago ghiacciato in quota. Un fenomeno che ha determinato un flusso d’acqua consistente diretto verso a valle. I turisti a Cogne hanno notato questo piccolo torrente fangoso tagliare la cittadina. Per fortuna siamo riusciti a tenere tutto sotto controllo, senza danni, ma è uno di quei fenomeni che possono verificarsi in una situazione climatica come quella che stiamo affrontando. È bene essere pronti, calcolando al millimetro ogni possibile conseguenza». (a.c.)

 













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