L'INTERVISTA

Messner: «Gli animalisti sbagliano: l’orso  è pericoloso» 

Il re degli Ottomila sposa la linea del rigore: «Plantigradi e lupi sono troppi. Vanno ridotti, perché la convivenza in un territorio così piccolo e antropizzato, sta diventando sempre più rischiosa»


antonella mattioli


BOLZANO. «Gli animalisti, in questi anni, hanno fatto di tutto e di più per difendere gli orsi, ma adesso - dopo la tragedia del Monte Peller - devono rendersi conto finalmente che gli orsi, come i lupi per altro, sono animali predatori e come tali rappresentano un pericolo per chi abita in montagna, per i turisti, per le greggi. E lo sono ancora di più in posti come il Trentino-Alto Adige dove la popolazione di questi due grandi carnivori è aumentata a dismisura. Io sto con il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti e con il suo predecessore Ugo Rossi che aveva già cercato di affrontare il problema: bisogna assolutamente ridurre i numeri». La posizione di Reinhold Messner, il re degli Ottomila, è netta: intervenire subito e in maniera drastica, dopo l’aggressione, di mercoledì pomeriggio in Val di Sole, costata la vita ad Andrea Papi, 26 anni di Caldes, uscito come tante altre volte per fare una corsa nei boschi.

Ma, a differenza delle altre volte, ha incontrato l’orso (in quella zona ce ne sono una ventina). Ha cercato di scappare, però il plantigrado è stato più veloce; a quel punto, ha provato disperatamente a difendersi con ciò che ha trovato, come dimostra il ramo insanguinato rivenuto sul posto. Tutto inutile.

Lei dice che bisogna intervenire subito, le norme però non lo consentono: i grandi predatori sono tutelati sia a livello nazionale che europeo.

Conosco bene la situazione, ma dopo quello che è successo, a Roma come Bruxelles vanno fissate regole chiare e le risposte devono arrivare in tempi brevi. I sindaci devono avere la possibilità di intervenire e devono poterlo fare prima che ci siano altri morti. Purtroppo, la tragedia del Monte Peller era prevedibile. Non si può aspettare che l’orso compia altri attacchi prima di agire, perché potrebbe essere troppo tardi. Il mio discorso vale per l’orso come per il lupo.

Mette sullo stesso piano i due grandi carnivori.

Sì, perché la convivenza con lupi e orsi su un territorio antropizzato e di piccole dimensioni com’è il nostro, non è più sostenibile. Soprattutto in considerazione del numero di esemplari. L’altro giorno, purtroppo, c’è scappato il morto; ma solo all’inizio di marzo, c’era stata un’altra aggressione, in Val di Rabbi. Se a questo aggiungiamo la macelleria di animali - pecore e capre soprattutto - che stanno facendo i lupi, ci rendiamo conto che la situazione è ormai fuori controllo. Bisogna, quantomeno, intervenire riducendo i numeri.

Quando parla di riduzione, intende piani di prelievo, ovvero abbattimento come per gli ungulati?

Ci possono essere molte possibilità per raggiungere l’obiettivo. Tra queste lo spostamento in altri siti oppure anche l’abbattimento. Quello che invece escluderei è di rinchiuderli in qualche recinto.

Negli anni Novanta, la Provincia di Trento ha investito parecchio nel progetto Life Ursus, per riportare l’orso in Brenta.

Il problema è che dalla coppia iniziale, oggi gli orsi in Trentino sono diventati oltre un centinaio. Troppi. Al punto che la convivenza con l’uomo si sta rivelando sempre più difficile.

Lei ha mai incontrato un orso?

Sì, in Tibet e in Siberia. Ma lì ci sono spazi enormi e questo li rende anche meno aggressivi.

Non ha avuto paura?

Quando te li trovi ad una ventina di metri di distanza, il cuore comincia a battere forte. L’orso è velocissimo e l’uomo rappresenta la preda. Se poi ci sono i piccoli, la pericolosità aumenta in maniera esponenziale. Fortunatamente sapevo come comportarmi.

 













Altre notizie

Attualità