Midollo osseo, è bolzanino il più giovane donatore d’Italia 

La cerimonia. È stato consegnato, ieri a Genova, a Simone Borzaga, il Premio Fabrizio Frizzi: quando ha donato aveva soltanto 18 anni. Il governatore della Liguria Toti: «Un ringraziamento per un grande gesto di generosità»


ANTONELLA MATTIOLI


Bolzano. «Di chi ha ricevuto il mio midollo osseo so solo che è un uomo ed è italiano. La legge prevede l’anonimato ed è giusto così. Però io attraverso il Registro dei donatori, due mesi fa, gli ho scritto: mi piacerebbe solo sapere se il mio gesto è servito a regalargli una nuova vita». Simone Borzaga, 20 anni, studente universitario bolzanino, è il più giovane donatore italiano di midollo: si è iscritto all’Admo, l’Associazione donatori midollo osseo, ed ha donato che aveva solo 18 anni.

Ieri a Genova, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e la direttrice del Registro nazionale italiano dei donatori di midollo Nicoletta Sacchi, gli hanno consegnato il premio “Fabrizio Frizzi” in una cerimonia che ha visto protagonisti anche due giovani donatori liguri: Simone Masnata (il più giovane donatore ligure del 2018) ed Ester Benedetti, campionessa di nuoto sincronizzato di Savona e testimonial del Premio. Il conduttore televisivo nel 1994 si era iscritto al Registro italiano dei donatori di midollo osseo e pochi anni dopo ricevette una chiamata per fare la donazione. Per ricordare la generosità di Frizzi e promuovere le donazioni è nato il Premio.

Il Registro italiano dei donatori di midollo è stato istituito nel 1989 presso l'ospedale “Galliera” di Genova che ieri ha festeggiato il trentesimo compleanno. «Con il premio istituito per ricordare la grande generosità di Fabrizio - ha detto il governatore Toti - vogliamo ringraziare questi ragazzi che hanno seguito il suo esempio e sono per noi motivo di grande orgoglio, un esempio da seguire».

Come è nata la decisione di iscriversi all’Admo?

Io ho frequentato l’istituto “Galileo Galilei” e un giorno c’è stata una conferenza tenuta da Manuela Imprescia, la presidente dell’Admo altoatesina. Ci ha spiegato cos’è l’associazione; ci ha raccontato la sua storia personale: di suo figlio Ale che è rinato grazie ad un gesto di generosità e quindi di quanto è importante iscriversi al Registro. Servono tanti potenziali donatori perché è difficilissimo trovare la compatibilità, condizione indispensabile perché sia possibile il trapianto. Tanto che capita spesso che chi si iscrive non venga neppure mai chiamato.

E si è iscritto subito?

In quel momento avevo 17 anni. L’età minima è 18. Ho aspettato di diventare maggiorenne e mi sono iscritto. Era l’ottobre del 2017.

La chiamata è arrivata quasi subito.

In effetti è così: mi è arrivata a marzo dello scorso anno. Ovvero pochi mesi dopo l’iscrizione, una cosa che capita molto raramente. Avevo ancora 18 anni, perché il compleanno lo faccio ad aprile.

Cosa le hanno detto quando l’hanno chiamata?

Che potevo essere compatibile e se potevo presentarsi all’ospedale di Bolzano per una serie di accertamenti.

Una volta accertata la compatibilità tra donatore e ricevente, quali sono i passi successivi?

Per cinque giorni ho assunto un farmaco per stimolare la produzione di globuli bianchi. Quindi sono stato sottoposto ad un prelievo di sangue. Molto simile ad una donazione di sangue. La differenza sta soprattutto nella durata: quattro ore. Alla fine ero un po’ stanco. Ma non ho avuto nessun’altra conseguenza.

Oggi la cerimonia a Genova con la consegna del Premio Frizzi.

Non me l’ aspettavo e devo dire che è stato emozionante. La cosa più bella comunque è la consapevolezza di aver fatto qualcosa di importante per una persona malata. Spero solo che - e per questo mi piacerebbe mi rispondesse - chi ha ricevuto il mio midollo osseo, abbia potuto ricominciare a vivere.

Lei studia a Bologna, che facoltà fa?

Astronomia. Le stelle hanno cominciato ad appassionarmi da bambino, quando partecipavo alle gite degli scout.

Un sogno da affidare ad una stella cadente?

Lavorare un giorno per la Nasa.













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