BOLZANO

Morto in Svizzera durante un salto l'altoatesino Uli Emanuele, il campione di volo con la tuta alare

Stava girando un video per la Go-Pro. Sul web il cordoglio di amici e parenti. La cugina: "Hai lasciato un vuoto immenso"



BOLZANO. Il base jumper altoatesino Uli Emanuele, 30 anni, tra i massimi interpreti a livello mondiale del volo con la tuta alare, è morto mercoledì pomeriggio in Svizzera durante un salto dalle pareti rocciose del Lauterbrunnen, mentre stava girando uno video per la GoPro.

Uli Emanuele benchè praticasse uno sport estremo non era un incosciente. Preparavi i "salti", come li chiamava lui, con grande meticolosità. "Più di una volta - raccontava - sono tornato indietro dopo essere salito in quota, dopo esseremi reso conto che il rischio era troppo alto". Alcuni lanci li aveva studiati anche per due anni prima di provarli. "Un salto nel vuoto - spiegava sempre - richiede uno studio meticoloso delle condizioni meteo, del vento, della conformazione della roccia".

Sul suo sito Facebook decine di messaggi di cordoglio da parte di amici e parenti. Affranta anche la cugina: "Non sai il vuoto che mi hai lasciato dentro". In alto l'ultima foto postata ieri lo ritraeva con una telecamera pronto ad entrare in azione.

Uli Emanuele era nato a Bolzano 30 anni fa, ma era cresciuto a Pineta di Laives. Aveva seguito le orme del padre, inziando da giovanissimo a praticare il il paracadutismo. A 21 era già tra i migliori di tutto il Nordest. Poi è passato al base jumping e quindi al wingsuit, il volo con la tuta alare. "Fare paracadutismo - ricordava - costa troppo. Invece salire in montagna e saltare è un piacere che non costa niente e ti fa sentire libero".

«Chi me lo fa fare di lanciarmi con la tuta alare? - rispondeva a chi gli chedeva se non avesse paura - Non lo so. Per me è la cosa più bella del mondo. E vorrei che le persone capissero, che chi pratica questo "sport" non è un pazzo. Non posso permettermi nessun errore e quando sei sul bordo di un tetto di un grattacielo, la tensione sale al massimo. La tensione serve per essere concentrati. Paura? No, mai provata».

Uli aveva partecipato ad alcuni campionati di base jumping. Nel 2010, in Spagna, si era piazzato al primo posto, lanciandosi da un edificio: «Per diventare base jumper bisogna prima di tutto essere un ottimo paracadutista. Devi sapere come si comporta il tuo corpo nell'aria, come funziona il paracadute, come si atterra. Bisogna essere molto precisi e toccare con i piedi un preciso bersaglio. Io ho iniziato a lanciarmi dai ponti, perché sono più sicuri. Ci vuole anche una solida preparazione mentale. Beh, se soffri di vertigini è meglio lasciar stare. Ma per il resto, è una sensazione strepitosa».

Poi negli anni una scelta sempre più estrema, ma sempre meditata e mai irresponsabile,  che lo aveva portato lontano dalle gare, alla ricerca di nuovi salti da "aprire" con la tuta alare, dalla Cina all'Iran, e a nuove sfide sempre più pericolose come quella che lo ha visto passare a velocità pazzesca in un buco nella roccia largo due metri e mezzo.

"Non pratico questo sport per vincere una gara - diceva -. A me piace cercare il posto giusto. Valutare come scendere, quale percorso effettuare. Le tute alari migliorano sempre di più. In pratica, volo con il corpo. La tuta si gonfia di aria, ma sta nella bravura dell'atleta capire come usarla. Non so come spiegarlo, ma più lanci fai, più ti viene naturale. Ho una sola regola: rischiare il meno possibile».

Purtoppo in Svizzera il volo di Uli si è interrotto.

Con la tuta alare passa in un buco di roccia di due metri

Bolzano. Un video da brividi. Non l'ha mai fatto nessuno. Infilarsi in un buco nella roccia delle Alpi svizzere largo 2,80 metri in volo libero con la tuta alare, saltando dalla montagna. E' sensazionale l'ultimo volo completato dal base jumper altoatesino Uli Emanuele per un progetto realizzato con GoPro. Quando il margine di errore è quello di un metro sulla scala di un cielo intero è evidente che oltre al sangue freddo ci vuole una buona dose di calcolo e tonnellate di talento. Se non basta il pensiero non si scappa dalla visione del video: uno schiaffo alla paura che lascia spazio a un brivido sulla schiena. Solo a guardarlo. «Si tratta di un volo in Svizzera che ho aperto tre anni fa – spiega Emanuele – e ho sempre guardato quel buco con un certo interesse. Ero convinto, però, che fosse praticamente impossibile realizzare un passaggio. Poi lentamente, ragionandoci anche con Go Pro, sono arrivato a lavorarci». Che poi significa un'intensa attività di studio e progettazione. Video Uli Emanuele / GoPro













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