Musica: Battistoni a 23 anni dirige la «Haydn» a Bolzano e Trento

Due concerti per il giovane talento: il 21 all'Auditorium di Bolzano e il 22 a Trento



BOLZANO. Nel giugno 2008 ha debuttato al Festival Arturo Benedetti Michelangeli di Brescia e Bergamo alla guida dell'Orchestra di Padova e del Veneto; nell'ottobre 2008, ha diretto La Bohème di Puccini al teatro di Basilea. Nel 2009 è apparso al Festival "Constantin Silvestri" in Romania, alla Villa Reale di Napoli, alla Sala Tripcovich di Trieste e al Festival "Verona Contemporanea", dirigendo le Orchestre del Teatro di San Carlo di Napoli, dell'Arena di Verona e del Teatro Verdi di Trieste.
Poi ha diretto l'Orchestra del Royal College of Music di Manchester, le Orchestre della Fenice di Venezia e del Lirico di Cagliari. Nel gennaio 2010 ha fatto il suo debutto operistico in Italia con La Bohème al Teatro Filarmonico di Verona. Ad agosto, al Rossini Opera Festival di Pesaro, ha diretto Il viaggio a Reims, e un concerto sinfonico al Festival della Valle d'Itria di Martina Franca. In ottobre ha fatto il suo debutto al Festival Verdi di Parma e a novembre ha inaugurato la stagione del Teatro Verdi di Trieste. Incredibile ma vero, questo è il curriculum di un direttore d'orchestra ventitreenne. L'enfant prodige si chiama Andrea Battistoni, è nato a Verona nel 1987 e martedì e mercoledì dirigerà l'Orchestra Haydn in due concerti, il 21 all'Auditorium di Bolzano e il 22 in quello di Trento. In programma ci sono la prima assoluta di Symphonisches Werk di Antonio Casagrande, Concerto per violoncello e orchestra di Robert Schumann con Thomas Demenga al violoncello, e la Sinfonia n. 2 "Piccola Russia" di Cajkovskij. Thomas Demenga interpreterà il Concerto per violoncello e orchestra in la minore, op. 129 di Robert Schumann. Solista, camerista e compositore, lo svizzero Demenga è apparso al fianco di Heinz Holliger, Gidon Kremer, Paul Meyer, Aurèle Nicolet, Hansheinz Schneeberger, Christian Zacharias.
Abbiamo chiesto al giovane maestro veronese perchè ha scelto di stare sul podio e non nell'orchestra. "Fin da piccolo ho sempre considerato i direttori d'orchestra dei maghi, fin da quando guardavo le cassette delle grandi opere liriche insieme a mio padre. Ho sempre pensato che l'orchestra fosse lo strumento più perfetto da suonare e che avesse mille potenzialità. La mia non è stata una passione nata di colpo, ma una graduale presa di coscienza: ho capito che è il modo più intenso e completo di fare musica".
E non le manca il violoncello?
"No, per niente, suono lo strumento più bello che esista: l'orchestra".
All'inizio della sua carriera le è mai capitato di fare fatica a ottenere l'attenzione di qualche orchestra, per la sua giovane età?
"Direi di no. Prima delle prove c'è una salutare diffidenza, ma dopo sento che l'orchestra mi segue, che il gap tra me e loro viene annullato quando si rendono conto che ho idee molto chiare sul risultato che voglio ottenere".
Secondo lei c'è un ricambio generazionale tra i direttori d'orchestra?
"Sì, all'estero molto più che in Italia. Ci sono giovanissimi direttori molto stimati. Qui le cose avvengono sempre con molta più lentezza".
Qual è il direttore a cui vorrebbe assomigliare?
"Vorrei prima di tutto essere me stesso. E poi il mio modello è inarrivabile: Herbert von Karajan, la perfezione irraggiungibile".
Cosa pensa dell'impaginazione dei due concerti a Bolzano e Trento?
"Mi piace che cominci con qualcosa di nuovo, che incuriosisce. Il pezzo di Casagrande, pur usando un linguaggio contemporaneo, riesce a parlare a tutti. Nel brano di Schumann c'è un grandissimo violoncellista. E il brano di Ciajkovskij è molto famoso all'estero, ma poco eseguito in Italia".
Conosce la Haydn?
"L'ho sentita perchè bazzico spesso queste zone. Mia madre insegna pianoforte a Rovereto. E' una bella orchestra e sono orgoglioso di dirigerla".
Lei ha 23 anni. Fa anche la vita dei giovani?
"Certo! Mi piace molto il cinema e suono il basso in una band. Ma non sono molto bravo come bassista rock..."

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